Ricostruita la storia in 3D dell’enigmatico Santuario di Karnak, Antico Egitto [Video]

santuario-di-karnak-01.jpgIl complesso monumentale di Karnak è un antico tempio egizio situato sulla riva orientale del fiume Nilo. nei pressi di Tebe (l’attuale Luxor).

Il sito archeologico si estende su un’area che supera i 100 ettari, un’estensione che supera la superficie di molte città dell’antichità.

Il settore centrale del complesso, che poi è la parte che occupa la maggior quantità di spazio, è dedicato ad Amon-Ra, una divinità maschile associata alla città di Tebe.

La zona immediatamente circostante il santuario principale nell’antichità era conosciuta come “Ipet-Sun”, che significa “il più sacro dei luoghi”.

A sud della zona centrale, c’è un’area più piccola dedicata alla consorte di Amon-Ra, la dea Mut. A nord, c’è un altro recinto dedicato a Montu, il dio della guerra con la testa di falco. Infine, ad est del santuario, vi è una zona (in gran parte distrutta intenzionalmente nell’antichità) dedicata a Aton, divinità solare della mitologia egizia.

 

Le origini del santuario

La costruzione del complesso monumentale di Karnak è iniziata circa 4 mila anni fa ed è continuata fino al momento in cui i Romani conquistarono l’Egitto, circa 2 mila anni fa. Ogni sovrano egizio che ha governato nell’arco di questi due millenni, ha lasciato la sua “firma” contribuendo alla realizzazione architettonica dell’opera.

L’Università della California (UCLA) ha realizzato un progetto digitale on-line, il Digital Karnak, grazie al quale è stato possibile identificare e ricostruire gli interventi dei vari faraoni. Il modello realizzato dai ricercatori mostra una sconcertante serie di templi, cappelle e corridoi che sono stati via via costruiti, abbattuti e modificati nel corso di 2 mila anni.

Karnak doveva fare molta impressione sui visitatori dell’antichità. “I piloni e le mura di cinta erano dipinti di bianco e i rilievi erano decorati con colori brillanti e pietre preziose, aumentando notevolmente la sua magnificenza”, scrive l’egittologo Heather Blyth nel suo libro Karnak: evoluzione di un tempio. “Dietro le alte mura di cinta, era possibile vedere le sommità dorate degli obelischi stagliarsi nell’azzurro del cielo”.

Blyth osserva che la prima prova certa della costruzione di Karnak risale al regno di Wah-Ankh Intef II, un sovrano egiziano che ha vissuto più di 4 mila anni fa. Una colonna di arenaria di forma ottagonale arreca inciso il nome di Amon-Ra, facendo pensare che il faraone abbia voluto dedicare il suo tempio a quel Dio.

La ricostruzione digitale della UCLA fa cominciare il modello base dal regno del faraone Sesostri I (1971 – 1926 a.C.) e mostra un tempio di pietra calcarea, con una corte nel mezzo dedicata a Amon-Ra. Esso contiene 12 colonne poggiate su delle basi ornate con la figura del re nella posa di Osiride, il dio degli Inferi.

Questa ricostruzione rivela che Karnak sarebbe rimasta una zona alquanto modesta, almeno fino all’avvento del Nuovo Regno, in un periodo tra il 1550 e il 1070 a.C., quando il tempio fu decorato e ampliato con numerosi edifici.

 

I magnifici piloni di Karnak

A partire dal Nuovo Regno, e continuando nei secoli successivi, i governanti egiziani, gradualmente hanno creato una serie di 10 “piloni” attorno al complesso monumentale. Essi funzionano come “vie di accesso”. Solo successivamente i piloni furono collegati tra loro attraverso una rete di pareti.

La serie di piloni comincia nei pressi del santuario principale e si snoda in due direzioni. Una serie di sei piloni si affaccia ad ovest verso il fiume Nilo e termina in un viale d’ingresso fiancheggiato da piccole sfingi.

Un altro gruppo di quattro piloni si affaccia a sud, lungo un percorso processionale utilizzato per le cerimonie.

La Sala di Uadjet

Secondo il progetto della UCLA, la Sala di Uadjet (il cui nome deriva dalle immagini con le quali sono state decorate le colonne) fu costruita da Thutmose I (1504 – 1492 a.C.), nei pressi del santuario principale, tra il quarto e il quinto pilone. La sala misura 246 metri per 75 metri ed era usata per l’incoronazione del re i giubilei periodici (Heb-Sed).

L’Heb-Sed veniva in genere celebrato dopo 30 anni dalla salita al trono di un re, e poi ogni tre anni. “Durante il giubileo, il re correva attorno ad un giudice ad eseguiva prove di forza per dimostrare la sua capacità di continuare a governare l’Egitto”, scrive il ricercatore Pat Remler nel suo libro Mitologia egizia dalla A alla Z.

 

Hatshepsut e Thutmose III

Hatshepsut è stata un faraone donna, la quale regnò tra il 1474 e il 1458 a.C. A lei si deve il rinnovamento completo del santuario principale e la creazione del “Palazzo di Ma’at”. Sotto il suo regno è stata realizzata ance una cappella di quarzite rossa.

Quando il successore di Hatshepsut, Thutmose III, salì al trono, ordinò la distruzione delle immagini della sua predecessora, sostituendole con le sue immagini. Fu distrutta anche la cappella in quarzite rossa. Sotto Thutmose fu creata un’altra struttura conosciuta come la “cappella dell’orecchio che ascolta”. Inoltre, fu realizzato anche un “lago sacro” a sue del santuario principale.

 

La Grande Sala a Ipostilo

Forse si tratta dell’edificio più significativo di tutto il complesso di Karnak, costruito ad ovest del santuario principale, lungo il viale di accesso principale. Costruito da Seti, un re che ha governato tra il 1290 e il 1279 a.C., la sala si estende su una zona abbastanza grande da poter contenere tutta intera la Cattedrale di Notre Dame di Parigi.

Sulle pareti esterne sono incise scene che mostrano Seti e il suo successore Ramesse II. Dopo la sua costruzione, è molto probabile che l’edificio venisse utilizzato come luogo privilegiato per le cerimonie di incoronazione e per la celebrazione dell’Heb-Sed, sostituendo la Sala di Uadjet.

 

Il Tempio di Khonsu

Khonsu era il figlio di Amon-Ra e della dea Mut. Un tempio a lui dedicato è stato collocato opportunamente tra il santuario principale di Amon-Ra e la zona sud dedicata alla dei Mut. Costruito da Ramses III, che regnò tra il 1186  e il 1155 a.C., il tempio si estende su un’area di 70 metri per 27 metri. Le colonne della sala sono alte 7 metri. “Il tempio conteneva una serie di stanze rituali e un luogo privilegiato per il ricovero della statua del dio”, scrive il team dell’UCLA.

 

Il mistero di Taharqa

I rimaneggiamenti a Karnak sono continuati anche con l’avvento del Nuovo Regno. Re Taharqa, che regnò circa 2700 anni fa, faceva parte di una dinastia di sovrani provenienti dalla Nubia (l’attuale Sudan). Taharqa fu molto affascinato dal “lagro sacro”, tanto da costruire, accanto ad esso, un monumento in parte sotterraneo.

Oggi, questa struttura è gravemente danneggiata e rimane, per certi aspetti, ancora un mistero. “Questo è un monumento sconcertante ed enigmatico che non ha paralleli”, scrive Blyth. “E’ dedicato a Re-Harakhte (una fusione tra due divinità del cielo), il che spiegherebbe l’apertura solare al di sopra del suolo e le camere sotterranee che simboleggerebbero il passaggio notturno del Sole attraverso il mondo Sotterraneo”.

Tra le sue caratteristiche, è stato rinvenuto un “nilometro”, uno strumento utilizzato per misurare il livello delle acque del Nilo. Difficile stabilire se tale strumento avesse un utilizzo reale o solo rituale.

L’influenza egizia sulla cultura globale (e massonica) 

 

Nectanebo I e la fine

L’ultimo intervento al complesso di Karnak si deve a Nectabo I, ultimo discendente della dinastia dell’Antico Egitto. Egli regnò tra il 380 e il 362 a.C. Dopo il suo regno, il governo passò nelle mani di persone provenienti dalla Persia, dalla Grecia e da Roma.

Nectabo ha costruito il grande muro di recinzione intorno al sito, insieme ad un tempio supplementare. Sotto il suo regno, fu cominciata anche al costruzione di un pilone nel pressi dell’ingresso occidentale, che però non fu mai portato a termine.

Anche i governanti di origine straniera misero mano al santuario di Karnak. Tolomeo IV (221 – 205 a.C.) creò una serie di catacombe rituali dedicate a Osiride, dio degli Inferi. “L’edificio fungeva da ‘ipogeo’, luogo di sepoltura sotterranea.

Molti luoghi simili sono noti in Egitto, anche se in genere questi servivano per la sepoltura degli animali sacri. A Karnak, invece, sono servite per la curiosa sepoltura di piccole statuette di Osiride”, spiega il team dell’UCLA.

Dopo che l’Egitto cadde sotto il dominio di Roma nel 30 a.C., l’ampliamento di Karnak fu interrotto e il sito assunse definitivamente l’aspetto del magnifico santuario che è giunto fino a noi.

Ricostruita la storia in 3D dell’enigmatico Santuario di Karnak, Antico Egitto [Video]ultima modifica: 2013-05-23T12:38:40+02:00da admin
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