Evoluzione: tra 100 mila anni assomoglieremo ai manga giapponesi?

uomo-100-mila-anni-01.jpgCome sarà l’uomo tra 100mila anni? E’ questa la domanda a cui hanno cercato di rispondere Nickolay Lamm e Alan Kwan, un artista e un genetista computazionale, i quali hanno ipotizzato il cambiamento del volto umano in futuro.

Secondo Kwan, in un remoto futuro l’uomo potrebbe essere in grado di controllare la biologia e l’evoluzione umana nel modo in cui oggi si controllano gli elettroni. In questo futuro, gli esseri umani potrebbero essere in grado di piegare la biologia umana ai loro bisogni.

Stando sempre all’artista, in futuro potremmo avere occhi più grandi per rispondere all’ambiente ricco di luce delle colonie più lontane dal sole, pelle più pigmentata per attenuare l’impatto dannoso dei raggi UV e palpebre più spesse.

Nickolay Lamm è da sempre affascinato dall’incrocio tra tecnologia e arte. Ha studiato al College of Business Administration dell’Università di Pittsburgh, ha una passione per il design e le illustrazioni e sogna una start up che cambi il mondo. Alan Kwan è ricercatore in genomica computazionale alla Washington University e ha alle spalle una formazione genetica.

Occhi enormi, come quelli di un cartone animato, tenerissimi e intensi, per colonizzare parti dell’universo sempre più lontane dal sole. Fronte ampia e testa sempre più grossa, per far posto a un cervello sempre più ingombrante.

E poi pelle pigmentata, perché dovremo proteggerci dai raggi extra-atmosferici, e palpebre molto spesse, a causa della gravità che andrà scemando.

Infine le nostre narici si allargheranno, sempre per consentirci di vivere in ambienti extraterrestri, dove la respirazione potrebbe avere qualche criticità in più. Tutto ciò saremo noi tra 100 mila anni secondo due giovani studiosi un pò visionari.

Ecco la rappresentazione dei figli dei figli dei nostri figli, di quelli che abiteranno il nostro pianeta tra 100 mila anni e si dovranno adattare a condizioni per noi nemmeno immaginabili: scaturito dall’abilità grafica e dalle conoscenze genetiche di due menti geniali e bizzarre, il ritratto è visibile sul blog di Lamm, dove si possono anche osservare le graduali e ipotetiche modifiche che i nostri volti umani subiranno nel tempo, arrivando piano piano ad assomigliare quasi ai Pokemon.

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Evoluzione della specie

La giraffa ha allungato il collo nei secoli, per potersi cibare meglio dagli alberi, e la natura ha provveduto a selezionare saggiamente e spontaneamente gli esemplari più adatti. Così è accaduto anche per l’uomo, per le scimmie, per i canguri e continua ad accadere ininterrottamente, attraverso un processo di adattamento in continuo divenire.

E proprio a questo percorso infinito di adattamento e cambiamento hanno pensato Lamm e Kwan ipotizzando i volti dei nostri discendenti e immaginandoli a destreggiarsi sempre più spesso in nuovi territori dello spazio.

Il nostro curioso viso ricorderà non a caso quello di un alieno e non si esclude che i nostri posteri saranno dotati di lenti di comunicazione e device miniaturizzati impiantati sopra l’orecchio, per potenziare alcune abilità specifiche e necessarie.

Infine i nasi saranno dritti, le simmetrie perfette e le linee regolari perché i nostri discendenti avranno il potere, regalato dall’eugenetica avanzata, di controllare il proprio genoma, decidendo deliberatamente la faccia più gradita per il futuro figlioletto.

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Scienza o Fantascienza?

Ma le previsioni dei due hanno a che fare più con la fantascienza, un mera di ipotesi, piuttosto che con la scienza propriamente detta (come precisano anche i diretti interessati qui e qui, nel tentativo di rispondere alle critiche sorte con la pubblicazione del loro progetto). 

Il motivo delle critiche alle facce da Sailor Moon, come le chiama Forbes, è che dietro i cambiamenti non ci sono modelli di evoluzione, basati su potenziali, seppure solo immaginabili, cambiamenti nell’ambiente.

Né ipotesi elaborate su trend temporali. No, quello proposto è frutto solo di uno scenario in cui la biologia umana viene letta, interpretata e piegata non dall’evoluzione ma dall’ ingegneria genetica. E non in qualsiasi scenario possibile, ma immaginando che un domani l’essere umano si spinga a colonizzare lo Spazio. 

Di fronte all’ipotesi di Kwan e Lamm in diversi hanno risposto in maniera critica. Lo stesso Forbes ha specificato come, per esempio, in futuro è più probabile che gli avanzamenti nel campo dell’ ingegneria genetica saranno applicati per combattere le malattie piuttosto che modificare caratteri estetici.

Anche lo stesso Kwan poi, rispondendo all’articolo, ha rivendicato l’idea, sottolineando che quella sua e di Lamm è solo un’ipotesi, un mero “esperimento mentale”. Non scienza insomma, va detto, anche perché come saremo tra centomila anni non possiamo saperlo e forse neanche immaginarlo.

Evoluzione: tra 100 mila anni assomoglieremo ai manga giapponesi?ultima modifica: 2013-06-11T19:16:26+02:00da admin
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