Il mistero delle mummie “Frankenstein” dell’età del bronzo

mummia-frankenstein-01.jpgLa notizia è una di quelle da brividi: circa un anno fa, un gruppo di ricercatori dell’Università di Mancherster ha scoperto che due delle mummie di 3.000 anni fa rinvenute in una torbiera in Scozia sono in realtà composte dai resti di 6 persone diverse.

Le analisi del DNA hanno rivelato che due delle celebri mummie delle torbiere, rinvenute circa 10 anni, fa erano composte da parti del corpo di più persone diverse: Si tratta insomma di due mummie Frankenstein.

Le mummie furono scoperte sotto i resti dell’insediamento preistorico dell’XI secolo a.C. di Cladh Hallan, situato sull’isola di South Uist, al largo delle coste scozzesi.

I corpi furono sepolti in posizione fetale dai 300 ai 600 anni dopo la morte. Basandosi sulle condizioni e sulla struttura degli scheletri, in precedenza i ricercatori avevano stabilito che i corpi erano stati posti in una torbiera il tempo necessario affinché si conservassero e poi, centinaia di anni dopo, erano stati risepolti. 

Terry Brown, professore di archeologia biomedica alla University of Manchester, dice che in effetti avevano avuto il sospetto che i corpi fossero più di quanti apparivano. Sullo scheletro femminile, “la mandibola non corrispondeva al resto del cranio”, spiega. “Quindi Mike Parker Pearson, della Sheffield University, ha proposto di fare qualche analisi del DNA”. Lo studio sulle mummie è pubblicato sulla rivista Journal of Archaeological Science.

Brown ha raccolto campioni di DNA dalla mandibola dello scheletro femminile, dal cranio, dal braccio e dalla gamba. I risultati dei test mostrano che le ossa appartengono a persone diverse, nessuno dei quali aveva in comune la stessa madre.

La femmina è composta da parti del corpo che appartengono più o meno allo stesso periodo. Ma la datazione isotopica mostra invece che ma mummia maschile è composta da persone morte a centinaia di anni di distanza. Quale sia però lo scopo di questa operazione alla Dr Frankestein sembra però destinato a rimanere un mistero. [Ritrovate in Bulgaria gli scheletri di due “vampiri”].

Secondo Brown, la risposta potrebbe essere semplice: le ossa “nuove” sono state utilizzate per sostituire alcune parti mancanti o deteriorate dei cadaveri originali. Brown cita a proposito le mummie Chinchorro scoperte sulle Ande cilene, in cui gli imbalsamatori rinforzavamo i corpi con bastoncini, erba, peli di animali, perfino pelle di foca. “È come se non fosse importante la persona, ma l’immagine che deve trasmettere. Quindi non è una singola identità, ma la rappresentazione di qualcos’altro”.

mummia-frankenstein-02.jpgMa il suo collega, Parker Pearson, si spinge invece oltre, ipotizzando che l’unione di più antenati in un unico corpo fosse un modo per rappresentare il legame tra due o più famiglie. E visto che all’epoca le terre si tramandavano per linea di sangue, queste strane mummie potevano essere l’equivalente di un moderno certificato di proprietà, insomma un rogito in chiave noir.

“Unire i resti di defunti diversi poteva essere visto come la rappresentazione dell’unione tra due o più famiglie e della loro progenie» spiega Pearson, «e poteva essere il gesto che precedeva passi molto più pratici come la costruzione di grandi case dove due o più gruppi avrebbero vissuto insieme”. [Una sepoltura “aliena” di massa].

Un altro indizio della bizzarra natura delle mummie di Cladh Hallan è lo stato di conservazione insolitamente buono delle ossa. Una torbiera è un ambiente molto acido con scarsa presenza di ossigeno, il che inibisce i batteri che degradano la materia organica, dice Gill Plunkett, paleoecologa alla Queen’s University di Belfast che non ha partecipato allo studio. “Si tratta di un insieme di condizioni particolarmente favorevoli alla conservazione della gran parte dei materiali organici”, dice la studiosa. 

“D’altro canto però l’acidità attacca materiali a base di calcio”, quindi la maggior parte delle mummie delle torbiere hanno pelle e tessuti molli conservati meglio rispetto alle ossa. I corpi di Cladh Hallan sono ancora in connessione anatomica: ciò suggerisce che chi li seppellì rimosse i corpi dalla torbiera dopo che vi avevano trascorso il tempo necessario per conservarsi, ma prima che l’acidità attaccasse le ossa. Quando le mummie in seguito vennero risepolte nella terra, i tessuti molli ricominciarono a decomporsi. 

Secondo Brown, potrebbero essere altri corpi composti ancora da scoprire. Spesso quando gli studiosi analizzano il DNA prelevano campioni da una sola parte del corpo per evitare inutili danneggiamenti; e se esistono altre mummie del genere, è probabile che risalgano allo stesso periodo. “Bisogna indagare fra i resti risalenti a un’epoca che affonda nelle nebbie del tempo, in cui i rituali erano particolarmente bizzarri”, dice Brown. [National Geographic].

Il mistero delle mummie “Frankenstein” dell’età del bronzoultima modifica: 2013-03-02T20:48:12+01:00da admin
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