Con il pensionamento dello Shuttle, in molti si chiedono quale sarà il futuro dell’esplorazione spaziale. Il pesante debito pubblico accumulato dagli Stati (in particolare quello americano) non sembra, infatti, poter garantire i fondi necessari per poter spedire missioni esplorative al di fuori dell’atmosfera terrestre.
Ma alcuni grandi investitori privati hanno già fiutato il businnes: negli scorsi giorni il Planetary Science Institute (PSI) e Xcor Aerospace hanno firmato l’accordo per portare il telescopio Atsa Suborbital Observatory del PSI – con esseri umani a bordo – sulla navetta Lynx, della Xcor. In alto, una rappresentazione artistica della navetta in orbita terrestre.
“Per decenni la Nasa ha fatto volare osservatori suborbitali su razzi senza equipaggio umano a bordo” ha detto Luke Sollitt, scienziato affiliato di PSI e co-inventore del telescopio Atsa. “Le nuove piattaforme, con astronauti a bordo e riutilizzabili, ci permetteranno di fare più osservazioni con un solo strumento e senza bisogno di rimetterlo a nuovo tra un volo e l’altro”.
Da altezze suborbitali che toccheranno circa i 100.000 metri, Atsa – che in lingua Navajo significa “aquila” – riuscirà a studiare con più facilità gli oggetti spaziali relativamente vicini al Sole, quasi impossibili da individuare dai telescopi sulla Terra o persino con il telescopio Hubble. Ancora non si sa quando Atsa farà partire il primo volo.