Prezzo della benzina alle stelle. Colpa del “Picco del Petrolio”? Il petrolio sta finendo e l’umanità comincia ad accorgersene

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Che cosa è il picco del petrolio? Il picco del petrolio è il momento in cui la domanda di petrolio raggiunge (e supera) l’offerta. Altrimenti detto, è il momento in cui non c’è abbastanza petrolio per tutti. La teoria del picco del petrolio si basa sul modello proposto nel 1956 dal geofisico americano Marion King Hubbert, riguardante l’evoluzione temporale della produzione di una qualsiasi risorsa minerale o fonte fossile esauribile o fisicamente limitata.

La teoria si propone di prevedere, a partire dai dati relativi alla “storia estrattiva” di un giacimento minerario, il punto di produzione massima, oltre il quale la produzione può soltanto diminuire, viene detto picco di Hubbert. Applicando la sua teoria al futuro della produzione del petrolio degli Stati Uniti, Hubbert fece la previsione, nel 1956, che agli inizi degli anni ’70, gli USA avrebbero raggiunto il loro “picco di produzione” petrolifera. 

Le conclusioni di Hubbert furono inizialmente guardate con sufficienza dagli ambienti scientifici ed economici. Ma la situazione cambiò radicalmente nei primi anni settanta, quando, effettivamente, i 48 stati americani raggiunsero il loro picco di produzione. La concomitanza di questi eventi con le crisi petrolifere del 1973 e del 1979 fece di Hubbert il geofisico più famoso del mondo.

15 anni dopo, nel 1998, si torna a parlare del picco, ma questa volta su scala planetaria, grazie al contributo di Colin Campbell, fondatore dell’ASPO (Association for the Study of Peak Oil and Gas) il quale scrisse l’articolo The end of cheap oil rifacendosi alla teoria di Hubbert. Campbell sosteneva che le riserve petrolifere mondiali si stavano impoverendo a causa del crescente e eccessivo sfruttamento. Sostenuto da dati empirici, Campbell prevedeva l’imminenza di un picco mondiale della produzione di petrolio, cercando di capire e quantificarne l’impatto sulla società, l’economia, e le vite della gente comune.

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Effettivamente, è dal 1998 che si parla di picco della produzione raggiunto, di produzione in calo, di domanda insostenibile con le immancabili relative smentite. Qualche settimana fa, Nature ha pubblicato un articolo – poi tradotto su Le Scienze – in cui James Murray e David King sostengono che il picco del petrolio è già arrivato e che il punto di non ritorno è gia stato superato. Secondo gli autori, infatti, l’offerta di petrolio non riesce e non riuscirà più a sostenere la crescita della domanda, stritolando la crescita economica.

Il raggiungimento del picco di Hubbert porterà a cambiamenti geopolitici oggi difficilmente prevedibili. In particolare è da notare che l’area del pianeta che dovrebbe raggiungere più tardi il “picco” è (come unanimemente riconosciuto) l’area mediorientale. Il mondo si troverà dunque (almeno in una prima fase) ad essere sempre più dipendente da quest’area, oggi politicamente instabile. Questo potrebbe spiegare il morboso interessamento degli occidentali nel voler esportare la democrazia, a tutti i costi, nei paesi mediorientali produttori di petrolio e di gas naturale (Iraq, Iran e Afghanistan). In seguito, l’utilizzo di nuove risorse, potrebbe portare “alla ribalta” altre aree del pianeta oppure anche essere causa di guerre o instabilità politiche.

La produzione di combustibili fossili di cui possiamo disporre è minore di quanto molti credano. A partire dal 2005, la produzione convenzionale di petrolio greggio non è cresciuta di pari passo con la crescita della domanda. Il mercato del petrolio è passato a un nuovo e diverso stato, in una di quelle che in fisica si chiamano transizioni di fase: oggi la produzione è «anelastica», incapace cioè di seguire la crescita della domanda, e questo spinge i prezzi a oscillare in modo selvaggio. Le risorse degli altri combustibili fossili non sembrano in grado di colmare il buco.

caro-benzina.jpgI ripidi picchi dei prezzi dei combustibili che derivano da questa situazione possono provocare crisi economiche, e hanno contribuito a quella da cui il mondo si sta risollevando. È ben poco probabile che l’economia del futuro sia in grado di sopportare quel che ci riservano i prezzi del petrolio. 

Cosa vuol dire tutto questo per l’economia globale, così strettamente legata alle risorse fisiche? Delle 11 recessioni verificatesi negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale, 10, fra cui la più recente, sono state precedute da un balzo improvviso dei prezzi del petrolio. Sembra esser chiaro che non è stato solo un problema creditizio, il cosiddetto credit crunch, a dar l’avvio alla recessione del 2008, ma anche l’assai meno pubblicizzata e discussa «stretta» dei prezzi del petrolio. Gli alti prezzi dell’energia pesano sui bilanci delle famiglie e remano contro la ripresa economica.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia ha detto con grande chiarezza che l’economia globale è a rischio quando i prezzi del petrolio sono superiori ai 100 dollari al barile – come sono stati negli ultimi anni, e come certamente continueranno a essere, data la risposa anelastica della produzione globale. Storicamente, il legame tra produzione petrolifera e crescita economica globale è molto stretto.

 

Ma quando avverrà questo Picco del Petrolio?

Nelle scorse settimane sia il Pentagono che l’IEA – l’agenzia europea che si occupa del monitoraggio delle fonti di energia – hanno previsto che dal 2012 non ci sarà più alcun surplus nella produzione di petrolio, fondamentale per trainare la crescita economica. Inoltre, il Pentagono prevede che dal 2015 in poi sarà possibile soddisfare soltanto il novanta per cento della domanda mondiale, e questo farà schizzare verso l’alto il prezzo del barile. Leggete cosa scrive il Pentagono:

La frequenza con cui sono state scoperte nuovi pozzi di petrolio e falde di gas negli ultimi vent’anni – con la sola eccezione del Brasile – non lascia spazio all’ottimismo per gli sforzi del prossimo futuro. Nel 2030 il mondo avrà bisogno di centodiciotto milioni di barili al giorno, ma saremmo in grado di produrne solo cento. Nel 2012 il surplus della produzione sarà scomparso, e già nel 2015 il crollo della produzione porterà a una sua riduzione di almeno dieci milioni di barili al giorno“.

Un simile avvertimento era stato espresso l’anno scorso da Glen Sweetnam, influente consigliere dell’amministrazione Obama, intervistato da Le Monde. In uno studio riservato comparso sul settimanale Der Spiegel, i militari tedeschi ritengono che il picco del petrolio si già avvenuto del 2010. Le conseguenze, aggiungono, si cominceranno a sentire tra 15-30 anni: difficoltà nell’approvvigionamento delle merci che dipendono dal petrolio, e che rappresentano il 95% del totale. Aumento dei prezzi, compresi quelli del cibo. Aumento dell’azione pianificatrice dei governi in economia – razionamenti compresi – a discapito del libero mercato. In un articolo apparso su The Guardian, l’esercito americano sostanzialmente conferma quanto affermato da quello tedesco, e cioè, che il 2015 sarà l’anno del Peak Oil.

 

Esistono soluzioni?

 

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Solo allontanandoci dai combustibili fossili possiamo, al tempo stesso, assicurare più solide prospettive economiche e affrontare le sfide del cambiamento climatico. È una trasformazione che richiederà interi decenni, ma è necessario che abbia inizio subito.

Secondo James Murray, autore dell’articolo comparso su Scienze, dobbiamo specificare degli obiettivi di conservazione per migliorare l’efficienza dell’uso dell’energia ricavata dai combustibili fossili. Di ciò fa parte tassare il petrolio per tenere alti i prezzi e incoraggiare riduzioni del suo impiego; incoraggiare l’energia nucleare; domandarsi se e come la crescita economica possa andare avanti senza aumenti della disponibilità di combustibili fossili; abbassare i limiti di velocità sulle strade e incoraggiare il trasporto pubblico; o rimodulare gli incentivi fiscali a favore dello sviluppo delle energie rinnovabili. 

È una trasformazione che richiederà decenni, quindi bisogna cominciare il più presto possibile. Sottolineare gli imperativi economici a breve termine imposti dai prezzi del petrolio dovrebbe bastare a spingere i governi ad agire subito.

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Prezzo della benzina alle stelle. Colpa del “Picco del Petrolio”? Il petrolio sta finendo e l’umanità comincia ad accorgerseneultima modifica: 2012-04-03T13:50:00+02:00da kattolika177
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