Arriva il primo mistero dalla missione di Curiosity: un’inquientante ombra nella nebbia…

00-curiosity-sky-crane-macchia.jpgNemmeno una settimana su Marte, e già arriva la prima anomalia nella missione Nasa Mars Science Laboratory, simpaticamente denominata Curiosity. A suscitare scalpore è stata un’immagine scatta dalla sonda pochi secondi dopo l’atterraggio, nella quale sembra apparire una strana sagoma scura all’orizzonte.

Subito, tra i teorici della cospirazione è nata la discussione su cose possa essere quella misteriosa macchia scura: un’artefatto digitale della fotocamera? Uno dei pezzi del rover sparpagliatosi durante l’atterraggio? Una tempesta di sabbia? Una parte di una struttura aliena, o proprio un alieno che “curiosa”?

Quando l’immagine è arrivata a Terra, tutti hanno pensato che si trattasse dello Sky Crane – la gru spaziale -, il dispositivo inventato per l’atterraggio di Curiosity du Marte, grazie al quale il rover è stato “adagiato” sulla superficie del Pianeta Rosso con l’ausilio di cavi e retrorazzi. Circa 20 secondi dopo aver rilasciato Curiosity, lo Sky Crane si è schiantato al suolo a 2 mila metri di distanza dal rover. Quindi l’oggetto in questione potrebbe tranquillamente essere il rottame della gru spaziale.

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Ma qualcosa non quadra e c’è ancora spazio per qualche dubbio. La debole, ma distinguibile, macchia scura che si vede all’orizzonte del Pianeta Rosso è stata presa da un dispositivo montato sul robot che si chiama “Hazcam” 40 secondi dopo l’atterraggio e poi inoltrata dal satellite orbitante Mars Reconnaissance Orbiter sulla Terra. Il fatto curioso è che nelle foto spedite a terra 45 minuti dopo, quando il satellite MRO si è trovato di nuovo sulle coordinate di Curiosity per ricevere una nuova serie di immagini, la macchia era misteriosamente scomparsa.

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Che fine ha fatto il rottame dello Sky Crane? Qualcuno o qualcosa l’ha preso? Per evitare di dover ricorrere al furto da parte di una qualche entità marziana, i responsabili della NASA hanno avanzato una seconda ipotesi: l’immagine scura visibile nella prima immagine inviata da Curiosity altro non è che la nube di polvere sollevata dall’impatto dello Sky Crane con il suolo. “Crediamo di aver colto il momento dell’impatto dopo la fase di discesa che ha causato la nube di polvere”, ha dichiarato ai giornalisti Steve Sell, vice coordinatore delle operazioni di Curiosity al Jet Propulsion Laboratory. Eppure, anche questa seconda ipotesi è debole, poiché, ci sarebbero alcune questioni che la renderebbero alquanto improbabile.

La prima questione riguarda il punto di impatto dello Sky Crane. Curiosity è atterrato in modo autonomo, non guidato dalla Terra e quindi senza che gli scienziati potessero decidere dove e quando orientarlo per scattare le prime immagini. Inoltre, le fotocamere di Curiosity, prima di poter scattare una foto, devono raggiungere una certa temperatura. I tecnici della NASA sapevano che le Hazcam posteriori stavano per raggiungere la temperatura di servizio e scattare la prima immagine, ma non sapevano in quale direzione sarebbero state puntate. Una coincidenza fortuita avrebbe voluto che lo Sky Crane si schiantasse in maniera autonoma proprio verso la parte posteriore di Curiosity. “Il fatto che l’impatto sia avvenuto proprio a poppa del rover è stata una coincidenza incredibile”, come ha riconosciuto Steve Sell.

La seconda questione riguarda il tempismo perfetto. La Hazcam hanno ripreso una foto con una velocità di scatto di 200 millisecondi, proprio nel momento in cui lo Sky Crane si schiantava al suolo. Un ingegnere della NASA, interpellato dal Los Angeles Times, tende a considerare la cosa improbabile, se non addirittura impossibile da un punto di vista statistico. Verosimilmente, sostiene, la macchia non è altro che polvere sull’obiettivo, sparita dopo due ore per via dell’azione dei sistemi di rimozione della polvere, i “tergicristalli” di Curiosity, o al massimo potrebbe essere un devil dust (un mulinello di sabbia), fenomeno meteorologico tipico dei territori secchi e desertici, come in effetti è quello marziano.

La terza questione riguarda le dimensioni della nube di polvere. Ammesso che lo Sky Crane sia precipitato proprio al centro degli obiettivi delle Hazcam posteriori, ammesso che con uno scatto di 200 millisecondi, le Hazcam siano riusciti ad immortalare il momento esatto dell’impatto al suolo, perchè la nube da impatto è così piccola? Lo Sky Crane si è schiantato circa 20 secondi dopo aver rilasciato Curiosity e l’impatto a 161 Km/h avrebbe dovuto sollevare una nube più evidente. 

02-curiosity-sky-crane-macchia.jpgMa alla NASA sono convinti che si tratti della nube da impatto. “Non credo che si possa escludere”, ha dichiarato martedì scorso Micheal Watkins, uno dei responsabili della missione. “Sappiamo che la nube è reale, perché l’abbiamo vista con le Hazcam posteriori, sia quella di destra che quella di sinistra, quindi non può essere solo una macchia sulla lente”, conclude Steve Sell. Inoltre, una fotografia satellitare del luogo di atterraggio, confermerebbe il fortunato impatto dello Sky Crane a 2 chilometri dalla poppa di Curiosity.

Purtroppo, il pennacchio di polvere appare solo nei primi scatti delle Hazcam, fotocamere che per loro natura sono state progettate a bassa definizione, in quanto concepite più per la navigazione che per la fotografia del paesaggio. Comunque, la NASA si è riservata di compiere ulteriori indagini sulla misteriosa ombra marziana, anche perché i pareri sono tanti e discordi che è necessario fornire spiegazioni più scientifiche che statistiche. Ad ogni modo, la missione entra sta entrando nel vivo e sicuramente regalerà altre emozionanti “anomalie”.

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Arriva il primo mistero dalla missione di Curiosity: un’inquientante ombra nella nebbia…ultima modifica: 2012-08-13T00:05:00+02:00da kattolika177
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Un pensiero su “Arriva il primo mistero dalla missione di Curiosity: un’inquientante ombra nella nebbia…

  1. sono convinto che, anche su Marte, ci sono forme di vita aliene, però prima di esternare commenti su determinate forme antropomorfe, credo sia necessario essere MOLTO prudenti nell’ esprimere pareri avventati.

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