Ritrovato il messaggio in bottiglia più vecchio del mondo

messaggio-in-bottiglia-antico-thumb.jpgRitrovata nel Mare del Nord, la bottiglia di vetro era andata alla deriva per 98 anni nel Mare del Nord. Andrew Leaper, capitano di un peschereccio scozzese, l’ha trovata nelle sue reti, nell’aprile scorso, vicino alle Isole Shetland. Ma quando l’ha aperta non ha scoperto una lettera d’amore o l’SOS di un marinaio abbandonato su un’isola deserta.

Il messaggio, stampato su un foglietto di carta, diceva: “Siete pregati di compilare questa nota indicando data e luogo del ritrovamento, e portarla al più vicino ufficio postale. Nella risposta vi sarà comunicato dove e quando è stata messa in mare. Il nostro scopo è di determinare la direzione delle correnti profonde del Mare del Nord”. 

Peccato per i romantici. Quello che secondo il Guinness dei Primati è il messaggio in bottiglia più vecchio mai ritrovato viene da un esperimento scientifico di quasi un secolo fa. Per studiare le correnti marine, il capitano C. Hunter Brown della Glasgow School of Navigation, il 10 giugno 1914 mise in mare 1.890 bottiglie di vetro. Quella ritrovata ad aprile era la numero 646B.

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“All’inizio del secolo scorso, gli oceanografi usavano le bottiglie alla deriva per ottenere informazioni importanti che consentivano di creare modelli della circolazione delle acque nei mari attorno alla Scozia, dice Bill Turrell di Marine Scotland Science, un’agenzia governativa scozzese che ha sede ad Aberdeen. 

L’agenzia continua a tener traccia delle bottiglie del capitano Brown. Secondo Turrell, quella raccolta da Leaper a soli 15 chilometri dal luogo del lancio è la 315ma ritrovata finora. Ciascuna bottiglia, spiega Turrell, era appesantita in modo tale da permetterle di restare sospesa poco al di sopra del fondo marino, così che potesse finire nelle reti di un peschereccio o, alla fine, essere trascinata a riva dalle onde. 

Il fatto più curioso è che a detenere il precedente era un messaggio in bottiglia datato 1917 ritrovato nel 2006 da Mark Anderson, un amico di Leaper, mentre navigava sulla stessa barca, la Copious. “È stata una coincidenza incredibile”, ha dichiarato Leaper. “Come vincere due volte alla lotteria”. 

 

Un pò di storia

Naturalmente, la gente ha affidato messaggi alle bottiglie per ben più che 98 anni. Attorno al 310 a.C., il filosofo greco Teofrasto gettava in mare bottiglie sigillate per dimostrare che il Mediterraneo era formato dall’afflusso delle acque dell’Atlantico. Nel XVI secolo, Elisabetta I d’Inghilterra, nella convinzione che alcune bottiglie gettate in mare potessero contenere messaggi segreti da parte di spie, nominò uno “Stappatore di bottiglie oceaniche” ufficiale, e ordinò che chiunque altro tentasse di aprirne una venisse punito con l’impiccagione.

Nel XVIII secolo, un marinaio e cacciatore di tesori giapponese, Chunosuke Matsuyama, naufragò con 43 compagni su un’isola del Pacifico meridionale. Incise quindi un messaggio su un pezzo di legno, lo infilò in una bottiglia e lo affidò alle correnti. Il messaggio venne ritrovato, ma solo nel 1935, pare nello stesso villaggio natale di Matsuyama.

Nel XX secolo, alcuni soldati che combattevano ormai senza più speranze durante la Prima guerra mondiale affidarono ai messaggi in bottiglia le ultime parole per i loro cari; e altrettanto fece nel 1915 un passeggero del Lusitania, che mentre il transatlantico affondava gettò in mare un messaggio che recitava:  “Sono ancora sul ponte con poche persone.L’ultima scialuppa è stata calata. Affondiamo rapidamente. Alcuni uomini vicino a me stanno pregando con un prete. La fine è vicina. Possa questo messaggio…”

 

Galleggiando per la scienza

Oggi le bottiglie alla deriva vengono utilizzate dagli oceanografi per studiare le correnti del pianeta. Nel 2000 Eddy Carmack, un climatologo dell’Institute of Ocean Science canadese, ha dato vita al Drift Bottle Project per studiare le correnti attorno all’America del Nord settentrionale. Negli ultimi 12 anni, Carmack ha gettato in mare da varie navi in tutto il mondo circa 6.400 messaggi in bottiglia; di queste, 264 (corrispondenti a circa il 4%) sono state ritrovate. “Alcune di queste bottiglie hanno seguito rotte sorprendenti”, racconta Carmack.

Tre, che erano state gettate nel Mare di Beaufort, sopra l’Alaska settentrionale e il Canada nordoccidentale, sono rimaste intrappolate nel ghiaccio marino; cinque anni dopo, lo scioglimento dei ghiacci artici le ha liberate e spinte verso l’Europa del nord. Un’altra bottiglia ha fatto una volta e mezza il giro dell’Antartide prima di approdare in Tasmania. Alcune hanno viaggiato dal Messico alle Filippine, e altre ancora hanno dimostrato che le fuoriuscite di petrolio o i rifiuti del Mare del Labrador o della baia di Baffin sono in grado di approdare sulle coste irlandesi, francesi, scozzesi o norvegesi. 

Ormai, ammette Carmack, il suo non è più un progetto solo scientifico: “La cosa più importante di queste ricerche è che crea una relazione tra le persone e le correnti oceaniche”, dice. “Ci permette di scoprire che la distanza fra noi e un nostro ‘vicino’ nel mondo è solo una bottiglia gettata alla deriva”. 

 

Passione infantile

Il capitano Sean Bercaw, del Connecticut, non potrebbe essere più d’accordo. È dagli anni Settanta che Bercaw ha la fissa dei messaggi in bottiglia, da quando cioè, a soli 10 anni, navigava attorno al mondo con i genitori a bordo di un bialberi da 12 metri chiamato Natasha. Bercaw gettò 40 bottiglie dalla barca, ma non fu impresa facile: “i miei genitori non bevevano, quindi dovetti recuperarle dai bar dei porti”. In compenso, ricevette due risposte.

Venticinque anni dopo, ha deciso di ricominciare: a tutt’oggi ne ha gettate in mare 250 ricevendo una cinquantina di risposte. “Mi hanno scritto bambini di 7 anni e anziani settantenni”, racconta. “Una volta ho gettato due bottiglie al largo della Costa orientale, a un giorno di distanza l’una dall’altra. Entrambe sono approdate in Francia. Una però ci ha impiegato 18 mesi, l’altra 10 anni”. 

Bercaw predilige bottiglie da vino ben tappate (“galleggiano meglio”) e mette i suoi messaggi scritti a mano in buste di plastica, per proteggerli ancora meglio dall’acqua. La pressione dell’acqua contribuisce a sigillare la bottiglia, quindi una che fluttua ben al di sotto della superficie – come la bottiglia trovata in Scozia – protegge meglio il suo contenuto rispetto a una che galleggia in superficie.

“Una delle cose che mi affascinano dei messaggi in bottiglia è che mettono più cose assieme”, dice Bercaw. “Nella società odierna spesso si deve scegliere tra scienza e umanesimo, ma i messaggi in bottiglia li contengono entrambi: ci aiutano a capire le correnti oceaniche, ma anche molte cose sull’essere umano”. E fanno anche da ponte fra le epoche e le tecnologie. [Fonte].

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Ritrovato il messaggio in bottiglia più vecchio del mondoultima modifica: 2012-09-21T17:13:31+02:00da admin
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