Il pianeta è invaso dalle meduse – Una App sul tuo telefonino ti dice dove sono

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Primo mito da sfatare: la presenza di meduse non è un indicatore di pulizia del mare. Ce ne sono molte anche nei porti, dove l’acqua non è proprio incontaminata, anzi. Il dato accertato, invece, è che ce ne sono sempre di più e in ogni parte del globo e quella che era una presenza variabile e imprevedibile si sta trasformando in una costante in crescita.

Almeno in questo caso, però, cambiamento climatico e inquinamento non c’entrano, la spiegazione sta “nella sovrappesca, lo sfruttamento eccessivo dei pesci che ha lasciato un vuoto ecologico negli ambienti marini, vuoto che è stato riempito dalle meduse”, spiega all’Adnkronos Ferdinando Boero, dell’Università del Salento e coordinatore del progetto “Occhio alle Meduse“, promosso da Marevivo in collaborazione con la Commissione Internazionale per l’Esplorazione Scientifica del Mar Mediterraneo. Obiettivo del progetto, mappare la presenza delle meduse nel Mediterraneo e imparare qualcosa di più su un mondo ancora da scoprire, seguendo questo cambiamento che le vede così numerose nei nostri mari.

D’altra parte, le meduse sono tra gli animali più antichi che oggi abitano il Pianeta: in mezzo miliardo di anni, la selezione naturale non le ha ancora spinte a cambiare. All’iniziativa sono chiamati a partecipare tutti, bagnanti e frequentatori di spiagge e traghetti, aiutandosi con il poster realizzato da Alberto Gennari e Fabio Tresca, che riporta le illustrazioni delle specie più importanti, e magari corredando la segnalazione con una foto digitale, presa anche con un telefonino.

Tutti i dati vengono registrati e già esiste una App, Meteo Medusa, per sapere in tempo reale se e dove ci sono le meduse. In particolare sarà utile far sapere se l’avvistamento riguarda individui isolati, molti individui distanziati tra loro in mare aperto, molti individui raggruppati in strisce, moltissimi individui a formare uno sciame diffuso, molti individui spinti dal vento lungo la costa, o in un porto, o meduse spiaggiate. Il progetto si inserisce nei tre progetti europei che riguardano il monitoraggio delle meduse: Coconet, Vectors of change e Perseus.

La presenza così abbondante di meduse “non è un bene, nè per gli ecosistemi nè per le finalità umane – spiega Boero – visto che le meduse non si mangiano, ma d’altra parte è colpa nostra se si sta verificando questo fenomeno, perché abbiamo sovrasfruttato le popolazioni di pesci”. Ma ora, visto che ci sono, “stiamo facendo ricerche per vedere quali siano le loro proprietà organolettiche e nutritive. In alcuni Paesi, come in Cina e in Giappone, le meduse si mangiano, ma dobbiamo capire se è possibile farlo anche con quelle che popolano i nostri mari”.

Altro mito da sfatare: non tutte le meduse pungono e fanno male. La Pelagia noctiluca, quella rosa-rossastra con l’ombrello di una decina di centimetri e a volte qualche puntino bianco, punge e brucia, questo sì, e punge anche la sua sosia, la Chrysaora isoscella, simile alla Pelagia ma sull’ombrello ha una serie di raggi. Ma la Rhizostoma pulmo, quella grande, biancastra col bordo blu, la più grande del Mediterraneo, a dispetto delle sue dimensioni è innocua, così come la Cotylorhiza tuberculata, giallognola e con i tentacoli corti e colorati. [Fonte – Postato in ZoologiaTecnoscienza].

Il pianeta è invaso dalle meduse – Una App sul tuo telefonino ti dice dove sonoultima modifica: 2012-06-28T17:40:00+02:00da kattolika177
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