Buone notizie per i distratti: uno studio spiega l’incapacità della mente a gestire vecchie e nuove informazioni

memoria_cervello.jpgSecondo le più recenti teorie, la memorizzazione di nuove informazioni e il recupero di quelle vecchie sono due meccanismi incompatibili.

Un nuovo studio mostra in che modo cade in errore il nostro cervello quando si trova a dover passare rapidamente da un compito all’altro. La scoperta aggiunge un tassello importante al complesso mosaico delle conoscenze sui meccanismi che presiedono alla memoria.

Le persone molto distratte d’ora in poi potranno giustificarsi citando il risultato di un nuovo studio pubblicato su “Science”: riconoscere qualcosa di già noto (per esempio il viso di un conoscente mentre si passeggia per strada) o notare qualcosa di sconosciuto (un nuovo bar all’angolo) influenzano negativamente i processi mentali, causando un’interferenza con la successiva capacità di elaborare informazioni. Secondo i manuali di psicologia, sia la codifica di nuovi ricordi sia la possibilità di recuperare quelli vecchi dipende dall’ippocampo.

D’altra parte, recenti modelli computazionali hanno dimostrato l’incompatibilità di queste due facoltà; in termini teorici, per memorizzare occorre “separare gli schemi”, ovvero distinguere rappresentazioni che tendono a sovrapporsi: per esempio, quando percorriamo una nuova strada dobbiamo far caso ai particolari che la contraddistinguono. Viceversa, il recupero delle informazioni ha più a che fare con la riattivazione di tracce mnestiche, anche mediante processi associativi, e con il legame tra rappresentazioni diverse in quello che viene chiamato “completamento dello schema”.

Ma che cosa succede se ci troviamo a dover passare rapidamente da un processo all’altro? Per verificarlo, Lila Davachi e colleghi del Dipartimento di Psicologia della New York University hanno sottoposto un gruppo di volontari a un test in cui venivano presentati tre tipi di oggetti: nuovi (cioè una presentazione iniziale di un’immagine come un frutto o un viso), ripetuti (già presentati in precedenza) e simili ai precedenti ma non identici (per esempio, un frutto con una forma leggermente diversa rispetto a prima).

apprendimento.jpgI soggetti dovevano identificare ogni oggetto come “mai visto”, “già visto” o “simile a uno precedente”. Una volta raccolte e analizzate statisticamente le risposte, è emerso che la capacità dei partecipanti di notare nuovi dettagli e classificare correttamente i nuovi oggetti come “simili” dipendeva da che cosa avevano visto precedentemente. In particolare, se nelle prove precedenti avevano incontrato oggetti nuovi, avevano più probabilità di individuare correttamente quelli simili ma non quelli già visti, dimostrando in sostanza che “mandare in memoria” uno stimolo nuovo può disturbare il recupero di uno stimolo memorizzato in precedenza.

Cosa succede invece dopo che abbiamo recuperato un ricordo dalla nostra memoria? Si verifica un disturbo altrettanto significativo, come hanno dimostrato gli autori in una seconda fase dello studio in cui i soggetti dovevano costruire collegamenti tra una situazione passata e una attuale molto simile. I migliori risultati in questo test sono stati ottenuti immediatamente dopo il riconoscimento di un oggetto noto, senza che fosse necessariamente collegato alla situazione. I risultati peggiori, invece, sono stati ottenuti dopo aver identificato un nuovo oggetto.

“E’ capitato a tutti di incontrare inaspettatamente un viso familiare mentre camminiamo per strada e sono stati scritti fiumi d’inchiostro sui meccanismi grazie ai quali riconosciamo questi eventi inaspettati”, ha spiegato Lila Davachi, autore senior dello studio. “Ma nessuno si è mai occupato di ciò che succede dopo”. [Fonte].

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Buone notizie per i distratti: uno studio spiega l’incapacità della mente a gestire vecchie e nuove informazioniultima modifica: 2012-08-06T16:05:00+02:00da kattolika177
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