I quasi-cristalli extraterrestri della Kamcatka

quasi-cristalli-01.jpgPer cercare indizi sull’origine dei quasicristalli naturali, un team di scienziati, fra i quali Luca Bindi dell’Università di Firenze, ha trascorso 16 giorni nella regione più selvaggia della Kamcatka. L’analisi dei campioni raccolti conferma la loro natura extraterrestre.

La Kamcatka è una lunga penisola dell’estremo oriente russo. Ed è là, fra le sue montagne, che sono state rinvenute rocce i cui atomi appaiono disposti secondo un pattern assai particolare. Rocce che, stando alla composizione isotopica, sembrano avere origine extraterrestre, come dimostra un lavoro pubblicato su PNAS da un team internazionale guidato dall’italiano Luca Bindi, del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze.

Il pattern dei quasicristalli, solidi la cui struttura – ordinata ma non periodica, a differenza di quanto avviene nei normali cristalli – è noto da secoli e ha una storia a dir poco avvincente. Adottata a scopo decorativo già in epoca relativamente antica, per esempio nella disposizione dei tasselli dei mosaici della moschea di Isfahan, in Iran. Descritta formalmente, nel 1976, dal fisico e cosmologo inglese Roger Penrose. Osservata al microscopio elettronico sei anni più tardi dal chimico israeliano Dan Shechtman, scoperta per la quale è stato premiato nel 2011 con il Nobel per la chimica. 

Ma in una roccia d’origine naturale, quella struttura, non si era vista mai, se non fino al 2009, quando in mezzo alle collezioni del Museo di Storia Naturale di Firenze viene rinvenuto un esemplare, il campione 46407/G, al cui interno è presente l’icosaedrite: un quasicristallo naturale composto di alluminio, rame e ferro – formula chimica Al63Cu24Fe13 –  la cui natura di minerale è stata ufficialmente riconosciuta solo nel 2010.

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Da dove viene? Come c’è finito, lì sulle rive dell’Arno? È proprio percorrendo a ritroso le tracce di quella roccia che il professor Luca Bindi, dell’Università di Firenze, insieme al collega Paul J. Steinhardt, agli altri membri della spedizione e a Valery Kryachko (la persona che nel lontano 1979 raccolse da terra quell’esemplare unico al mondo), finiscono per ritrovarsi nella spedizione che li ha portati fino in Kamcatka.

Spirito d’avventura e tenacia sono state premiate. Successive analisi di laboratorio, infatti, e in particolare la misura dell’abbondanza relativa di alcuni isotopi dell’ossigeno, hanno confermato che anche i sette micrograni recuperati nel corso della spedizione, come già il campione del museo fiorentino, hanno sì origine naturale, ma non terrestre. A portarli sul nostro pianeta, un meteorite che colpì la Terra attorno a 15mila anni fa.

Analizzando il campione con le tecniche SIMS (spettrometria di massa di ioni secondari) e NanoSIMS, e in particolare misurando – nei frammenti di piroxene e olivina in esso presenti – l’abbondanza relativa di alcuni isotopi dell’ossigeno, gli scienziati si sono imbattuti nella firma caratteristica delle condriti carbonacee, fra le più rare e antiche di tutte le meteoriti. Da qui l’ipotesi di un’origine extraterrestre dei quasicristalli naturali, nonché della loro antichità, stimata attorno ai 4.5 miliardi di anni.

Gli eventi che hanno portato all’incredibile assemblaggio di sostenze riscontrato nel frammento roccioso rimane un mistero, dicono gli autori della ricerca, ma i risultati dell’analisi suggeriscono che i quasicristalli, fino a pochi anni fa ritenuti un materiale esclusivamente artificiale, non solo possono formarsi in natura, ma riescono anche a rimanere stabili per scale temporali cosmiche.

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I quasi-cristalli extraterrestri della Kamcatkaultima modifica: 2012-08-12T16:05:00+02:00da kattolika177
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