La ricercatrice ha condotto la ricerca satellitare per oltre dieci anni, alla ricerca di antichi siti con l’ausilio del software Google Earth.
I siti, qualora fossero verificati come autentici, sono stati definiti come “sconosciuti” dall’egittologo ed esperto di piramidi Nabil Selim.
Essi si trovano a circa 90 chilometri di distanza l’uno dall’altro e contengono gruppi insoliti di tumuli con caratteristiche morfologiche e di orientamento che fanno pensare ad una loro origine artificiale.
Un sito si trova nell’Alto Egitto [Vedi con Google Map], a meno di 20 chilometri dalla città di Abu Sidhum sul Nilo, e contiene quattro tumuli, due maggiori e due minori, più un grosso altopiano di forma triangolare.
“Da un esame accurato di questa formazione, questo tumulo sembra avere una forma curiosamente simmetrica che è stata pesantemente erosa dal tempo”, ha scritto la Micol sul suo sito Google Earth Anomalies.
Il secondo sito si trova nei pressi di Fayoum, a soli 3 chilometri dalla città di Dimai, e dispone di tre tumuli più piccoli in una formazione molto simile all’allineamento diagonale delle piramidi della piana di Giza, più una grande formazione a quattro lati, che assomiglia ad una piramide tronca con una base di circa 140 metri di lunghezza.
Nabil Selim ha dichiarato che i cumuli più piccoli hanno una dimensione simile a quelle delle piramidi egizie della XIII dinastia.
I passi successivi
Le immagini dei potenziali siti egiziani sono state inviate agli egittologi e ai ricercatori per ulteriori indagini. “Le immagini parlano da sole”, continua l’archeologa, “è molto evidente quello che i siti possono contenere, ma la ricerca sul campo è necessaria per verificare se si tratti di piramidi.
Sono del parere che questi siti contengano molto di più di quanto mostrano le immagini satellitari. Con l’aiuto di una strumentazione a raggi infrarossi, potremmo vedere la morfologia e l’estensione dei complessi proposti in modo più dettagliato”.
Questo è solo l’ultimo dei tanti siti che Angela ha individuato grazie alla tecnologia fornita da Google Earth. Sul sito della ricercatrice, è possibile vedere numerosi siti che potrebbero contenere antiche rovine.
“L’archeologia satellitare è un campo di ricerca che sta muovendo i primi passi”, afferma Angela. “Il mio sogno è quello di esplorare fianco a fianco con gli archeologi i siti che ho identificato”. Attualmente, Angela Micol e l’Istituto APEX stanno raccogliendo i fondi per la realizzazione di un documentario che descriverà molti dei siti individuati dalla ricercatrice con Google Earth.