Secondo alcuni scienziati bisogna preparare l’umanità al contatto alieno

primo-contatto-alieni.jpgUn gruppo di scienziati ha esortato i governi mondiali a preparare un piano di azione nel caso in cui la Terra dovesse venire in contatto con una intelligenza extraterrestre.

Secondo la loro riflessione, dovrebbe essere data la responsabilità di organizzare un protocollo d’intervento ad un organismo sovranazionale come le Nazioni Unite, in modo da sapere in modo preciso cosa fare quando gli alieni arriveranno sul nostro pianeta.

Ma gli scenari descritti dagli scienziati non sono del tutto rosei: “Gli alieni potrebbero avere la nostra stessa tendenza alla violenza e allo sfruttamento. Quindi, bisogna prepararsi anche al peggio. Potrebbero somigliarci più di quanto immaginiamo”.

 

Un programma televisivo sugli alieni

Intanto, in Russia, pare che l’invito degli scienziati sia stato preso sul serio. In un programma trasmesso dalla televisione russa RT (Russia Today), i giornalisti hanno invitato i cittadini a prepararsi ad un eventuale primo contatto con una civiltà aliena.

La presentatrice, supportata da alcune videate esplicite, fino a poco tempo fa appannaggio solo di siti alternativi, dice, con tono insieme enfatico e familiare: “Gli scienziati avvertono, prepariamoci al contatto con gli alieni, non siamo soli nell’universo e un incontro sta per avvenire”. Bisogna dire, comunque, che negli ultimi anni, i media hanno cambiato notevolmente il loro approccio alla questione extraterrestre e hanno cominciato ad accettare l’ipotesi sull’esistenza di altre specie senzienti, oltre alla nostra.

Questo cambiamento ha indotto molti a chiedersi se questo nuovo atteggiamento non faccia parte di un piano graduale per rivelare, finalmente, la prova dell’esistenza aliena alla popolazione mondiale oppure, più semplicemente, il passaggio logico che sta avvenendo nella nostra società, cioè l’onesto riconoscimento di non essere l’unica specie intelligente che abita il cosmo.

 

Le implicazioni filosofiche e religiose del contatto alieno

Ma quali sarebbero le implicazioni filosofiche e religiose di un incontro con una civiltà aliena? Da sempre, l’umanità ha sviluppato la sua civiltà e le sue convinzioni religiose, filosofiche e scientifiche sulla base dell’assunto di essere i soli ad abitare il cosmo e, quindi, di essere il “centro” dell’universo. Un contatto con una civiltà aliena costringerebbe definitivamente l’umanità a prendere atto di essere solo una delle possibili forme di vita senziente esistente nell’universo.

La filosofia, e ancor di più la religione, sarebbero costrette a rivedere i loro impianti teoretici e a ripensare il ruolo e il destino dell’uomo nel cosmo. Per certi versi, un tale incontro, potrebbe significare una nuova stagione di pensiero e un approccio completamente nuovo al senso della vita dell’uomo.

La questione dell’esistenza di altri mondi come luoghi abitabili si è dibattuta prevalentemente solo dopo l’invenzione del telescopio e la sua diffusione a partire dal XVII secolo. Malgrado questo, già nell’Antica Grecia, nel VII secolo a.C., alcuni filosofi intuirono che nell’infinita estensione dell’universo sarebbe stato possibile imbattersi in altri mondi popolati.  Lucrezio speculava apertamente della possibilità di vita su altri mondi: «Pertanto dobbiamo capire che esistono altri mondi in altre parti dell’Universo, con tipi differenti di uomini e di animali».

Aristotele e Platone, tuttavia, propugnavano l’unicità metafisica dell’uomo e del mondo (inteso come creato). Dopo che il Cristianesimo cominciò a diffondersi, sulla scorta di Aristotele l’idea di vita su altri mondi venne prevalentemente rigettata, in quanto era vista in contraddizione con la pretesa centralità dell’uomo nel piano della creazione divina, ma rimase comunque oggetto di dibattito nel corso del tempo.

Tommaso d’Aquino, in piena egemonia tolemaica, ventilò l’ipotesi di più mondi abitati e perciò bisognosi di redenzione, negando invece quella di altri universi (diversi dall’unico creato da Dio). Il cardinale e teologo Nicola Cusano, nella sua opera più importante De docta ignorantia del 1440, ammetteva la possibilità che Dio potesse avere creato altri mondi con altri essere razionali in uno spazio senza limiti. Anche questi esseri razionali, egli scriveva, sono creati ad immagine di Dio ed eredi delle promesse di Cristo.

Il filosofo e frate domenicano Giordano Bruno, condannato come eretico e messo al rogo nel 1600, certamente ammetteva questa possibilità di altri mondi. Bruno in realtà non fu condannato per tale idea (che non è annoverata tra i capi d’accusa della sentenza) che però interessò teologi e filosofi per una certa confusione o identificazione tra mondo e Dio.

Nel XVIII secolo il clima teologico pare cambiare. Non si offrono soluzioni per risolvere o inquadrare i problemi dogmatici che la vita extraterrestre porrebbe alla cristianità, ma il tema viene visto con maggiore apertura e senza speciali timori, sottolineando in primo luogo la grandezza del Creatore e l’insondabilità dei suoi piani sull’intero universo.

A favore dell’ipotesi di una pluralità di mondi abitati si schiererà apertamente nel XIX secolo l’opera teologica di Joseph PohleI mondi stellari ed i loro abitanti” (Die Sternenwelten und ihre Bewohner, Köln 1884), rieditata più volte per circa un ventennio. Essendo l’universo fisico così esteso ed essendo il fine della creazione dare gloria a Dio, se ne deduce che tale gloria debba essere tributata da tanti esseri intelligenti disseminati per il cosmo e che, a differenza degli angeli che sono solo spirituali, mantengano una relazione con l’universo materiale, come potrebbero essere appunto gli abitatori di altri pianeti.

Come ammette nel suo articolo sui rapporti tra Teologia Cristiana e Vita Extraterrestre Giuseppe Tanzanella Nitti, professore di Teologia Fondamentale presso la Pontificia Facoltà di Santa Croce, l’ultima parola sulla questione della vita extraterrestre non spetta alla teologia, ma alla scienza. L’esistenza di vita intelligente in pianeti diversi dalla terra non viene né richiesta né esclusa da alcun argomento teologico: alla teologia, come a tutta quanta l’umanità, non resta che attendere.

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Secondo alcuni scienziati bisogna preparare l’umanità al contatto alienoultima modifica: 2012-10-27T10:35:46+02:00da admin
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