La crisi di mezza età che affligge gli esseri umani colpisce anche le grandi scimmie

crisi-mezza-eta-scimmie-01.jpgQuesta riduzione nel senso di benessere personale sperimentata dagli esseri umani  – a qualsiasi cultura e  società appartengano – non interessa solo la nostra specie, ma colpisce anche le grandi scimmie. La scoperta apre nuove possibilità di spiegazione di un fenomeno per cui le attuali teorie socioeconomiche non sono riuscite a individuare una ragione soddisfacente.

A renderlo noto è uno studio condotto da un gruppo di psicologi delle Università di Edimburgo, di Warwick e di Kyoto, secondo i quali il senso di benessere di scimpanzé e oranghi nel corso della vita segue un andamento che rispecchia la classica forma a U tipica dell’essere umano.

Numerosi studi condotti in paesi molto differenti per livello economico, cultura e strutture sociali hanno mostrato che negli esseri umani la sensazione di felicità e di benessere mentale è più elevata in gioventù, raggiunge il punto più basso nella mezza età per poi risollevarsi con l’avanzare degli anni.

Questo picco negativo si presenta in modo simile sia nei maschi sia nelle femmine, e quindi non è collegato in maniera prioritaria ai cambiamenti della menopausa o ai ruoli sessuali sociali. Di fatto, anche se le teorie più diffuse sottolineano in genere l’influenza di fattori sociologici ed economici, le ragioni di questo andamento a U sono ancora tutt’altro che chiare.

Questo ha indotto alcuni studiosi a chiedersi se il problema avesse un fondamento più generale, biologico, e se fosse condiviso anche da altri primati. Per  chiarire questo punto gli autori di questa ricerca – i cui risultati sono illustrati in un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” a prima firma Alexander Weiss – hanno preso in esame 508 grandi scimmie, 336 scimpanzé e 172 oranghi ospitati in diversi zoo, riserve e centri di ricerca, per valutare il loro benessere sulla base delle risposte a un questionario fornite da operatori degli zoo, volontari, ricercatori ecc. che conoscessero ogni singolo esemplare da almeno due anni.

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Il questionario utilizzato era modellato su una serie di domande volte alla valutazione del benessere umano, opportunamente adattate per essere applicato a primati non umani. “I nostri risultati – scrivono gli autori – implicano che la caratteristica forma della curva del benessere umano non è unica, e che, per quanto possa essere in parte spiegata da aspetti della nostra vita e della nostra società, le sue origini possono in parte trovarsi nella biologia che condividiamo con le grandi scimmie”.

Al picco negativo della mezza età sembrano quindi contribuire in maniera significativa fattori biologico-evolutivi, peraltro ancora tutti da individuare: per esempio, potrebbe essere correlata a cambiamenti nelle strutture cerebrali associate alla sensazione di benessere, oppure essere legata al fatto che nell’uomo e almeno in un altra specie di primate, l’orango, la felicità mostra una correlazione con la longevità. 

Per capire quale fra queste e altre ipotesi possibili siano corrette, osservano i ricercatori, saranno necessari ulteriori studi, e concludono: “Questi e altri approcci evoluzionistici comparativi offrono applicazioni che vanno oltre il nadir di mezza età della felicità e ci permettono di riconfermare l’asserzione di Darwin, secondo il quale chi comprende il babbuino contribuirà alla metafisica più di Locke“. [Fonte].

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La crisi di mezza età che affligge gli esseri umani colpisce anche le grandi scimmieultima modifica: 2012-11-21T13:12:13+01:00da admin
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