Alcune sorprese dal mondo della scienza: il cervello umano è più antico del previsto e l’uomo è ancora soggetto all’evoluzione naturale

evoluzione.jpgL’evoluzione del cervello è molto più antica di quanto si credesse ed è stata fortemente influenzata anche dal passaggio alla posizione eretta. Lo dimostra lo studio condotto su un baby ominide africano, un piccolo di 3 o 4 anni vissuto 2,5 milioni di anni fa.

La ricerca, pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniit, è stata coordinata da Dean Falk, dell’Università statale della Florida a Tallahassee. 

I ricercatori hanno analizzato con la Tac i resti del cranio di un piccolo di Australopithecus africanus, noto come il “bambino di Taung“. Il fossile analizzato comprende gran parte del viso, la mascella e i denti. I ricercatori hanno anche studiato un calco naturale interno della scatola cranica. 

Il cranio del bambino aveva ancora la cosiddetta “fontanella” (sutura metopia) aperta, ovvero il denso tessuto connettivo tra le due metà dell’osso frontale del giovane cranio era solo parzialmente fuso.

Il confronto con strutture simili di scatole craniche di scimpanzé adulti, bonobo e altri ominidi ha rivelato che nelle grandi scimmie la sutura si chiude normalmente come una sorta di “chiusura lampo” subito dopo la nascita. Negli esseri umani, invece, questa fusione avviene ben dopo la nascita, all’incirca all’età di due anni. 

«L’aumento delle dimensioni del cervello della specie umana ha subito un’ulteriore svolta nella sua evoluzione quando è avvenuto il passaggio migratorio dall’Africa verso l’Europa», commenta Piergiorgio Strata, presidente dell’Istituto Nazionale di Neuroscienze.

Uno sviluppo che ha subito una forte accelerazione causata dalla «naturale spinta selettiva dovuta all’adattamento dell’uomo ai diversi fenomeni ambientali e climatici». Come è noto, la migrazione non è avvenuta in breve tempo, «ma in un lento continuum proveniente dall’Africa, accumulando così un enorme aumento del volume del cervello».

Secondo gli studi, la fusione ritardata o assente negli ominidi potrebbe rappresentare un vantaggio adattivo che ha facilitato il processo di nascita, considerata la difficoltà di partorire un neonato con una testa più grande, attraverso un canale del parto riadattato per la posizione eretta. La mancanza della fusione potrebbe inoltre permettere l’espansione della corteccia prefrontale, una parte del cervello umano cruciale per lo sviluppo delle capacità cognitive avanzate. [Ansa]

 

Nonostante il dominio umano, siamo ancora soggetti alla selezione naturale

darwin.jpgLa selezione naturale prevista da Darwin ha continuato ad agire sull’umanità nonostante i progressi sociali e tecnologici: è quanto afferma una ricerca che ha valutato alcuni parametri chiave relativi al successo riproduttivo in una popolazione preindustriale, che sono risultati del tutto simili a quelli misurati per altre specie.

Sarebbe così sfatato un luogo comune che vede l’uomo “civilizzato” sottratto alle leggi evolutive. La ricerca ha però evidenziato un azione diversa su uomini e su donne, mentre non sono state registrate differenze in base al censo.

La specie umana continua a evolversi per selezione naturale e selezione sessuale, nonostante i progressi della tecnologia e della medicina e l’estrema adattabilità alle diverse condizioni ecologiche dimostrate nella sua storia: lo afferma un nuovo studio pubblicato sulle pagine della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, a firma di un gruppo di ricercatori di un’ampia collaborazione internazionale.

Il risultato è destinato a mettere un punto fermo su un annoso dibattito sull’importanza della selezione darwiniana nell’uomo.

Per verificare se i cambiamenti demografici, culturali e tecnologici portati dalla rivoluzione agricola abbiano influenzato la selezione naturale e sessuale nella nostra specie, gli studiosi hanno analizzato gli archivi di alcune chiese della Finlandia, sfruttando il notevole sviluppo della genealogia di questo paese scandinavo, in cui i registri ecclesiali annotavano non solo le date di nascita e di morte dei fedeli, dei loro matrimoni e della nascita della prole, ma anche alcune informazioni sul censo, utilizzate per la riscossione delle imposte.

Si è così avuto accesso a una base di dati su circa 6000 persone vissute tra il 1760 e il 1849, rappresentative di popolazione umana con diverse caratteristiche adatte agli scopi della ricerca: una monogamia imposta socialmente, un basso livello di accoppiamenti con più partner (non esistendo il divorzio ci si poteva risposare solo se vedovi), un ambiente di vita ecologicamente limitato e definito (gli spostamenti nel paese sono rimasti scarsi fino all’inizio del Novecento) e caratterizzato da tassi di mortalità e fertilità naturali tipici di molte società preindustriali.

Dai registri è stato possibile valutare quattro parametri chiave che definiscono la selezione in termini darwiniani: sopravvivenza all’età adulta, possibilità di accoppiamento, successo nell’accoppiamento e fertilità per partner. E il risultato è stato sorprendente: se si guarda al successo riproduttivo relativo nell’arco di vita, che misura l’effetto complessivo della selezione, i dati statistici non mostrano significative differenze rispetto a misure analoghe fatte su altre specie.

«Abbiamo dimostrato che una significativa selezione darwiniana ha agito su popolazioni relativamente recenti e che probabilmente essa agisce ancora: gli esseri umani continuano a essere influenzati sia dalla selezione naturale sia dalla selezione sessuale», ha spiegato Virpi Lummaa, ricercatore del Department of Animal and Plant Sciences, project leader dello studio.

«Questo significa che i progressi dell’umanità non hanno impedito alla nostra specie di evolversi ancora, proprio come le altre specie che vivono allo stato selvaggio. Rappresenta un errore comune pensare che l’evoluzione abbia avuto luogo molto tempo fa e che per comprendere noi stessi sia necessario guardare al nostro passato di cacciatori-raccoglitori». [lescienze.it].

Alcune sorprese dal mondo della scienza: il cervello umano è più antico del previsto e l’uomo è ancora soggetto all’evoluzione naturaleultima modifica: 2013-01-13T18:03:00+01:00da kattolika177
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “Alcune sorprese dal mondo della scienza: il cervello umano è più antico del previsto e l’uomo è ancora soggetto all’evoluzione naturale

  1. Baggianate!

    Leggetevi Rudolf Steiner, e capirete che l’uomo deriva da ben altri fattori, altro che le scimmie!

I commenti sono chiusi.