Un misterioso ed affascinante materiale biologico sconosciuto è stato rinvenuto da alcuni sommozzatori nella grotta conosciuta come Weebubbie. nella regione di Nullarbor Plain, Australia.
Secondo le primissime valutazioni degli esperti, la “melma aliena”sarebbe composta da colonie microbiche adattatesi a vivere negli interminabili sistemi di grotte subacquee, prosperando nel buio più totale.
La scoperta ha sbalordito i ricercatori che mai avrebbero immaginato di trovare la vita in una grotta così profonda. Sasha Tetu, Katy Breakwell, Liam Elbourne, Andrew Holmes, Micheal Gillings e Ian Paulsena della Macquarie University stanno studiando il misterioso ecosistema alieno, ribattezzato come “la melma della grotta di Nullabor”.
I primi risultati della loro ricerca sono stati pubblicati questa settimana sulla rivista della International Society for Microbial Ecology, descrivendo questa insolita combinazione di microbi capaci di vivere in un ambiente così estremo.
“Alcune analisi precedenti avevano già suggerito l’esistenza di una chimica insolita all’interno della grotta, ma non avevamo la minima idea di come i microbi potessero vivere in un ambiente del genere”, spiega il professor Ian Paulsen, autore principale dello studio.
Come spiega il Daily Mail, per capire come funzione l’ecosistema microbico “alieno”, il team di ricercatori ha fatto uso di una serie di nuove tecnologia, come ad esempio una nuova tecnica per il sequenziamento del DNA e una scansione microscopica elettronica della composizione della grotta dove si trova la melma.
Le scansioni ambientali hanno rivelato che il gruppo dominante di microrganismi presenti nella colonia è costituito dai cosiddetti Thaumarchaeota, un organismo capace di prosperare nel buio più assoluto e completamente indipendente dalla fotosintesi. [Scenari “alieni” nei ghiacci dell’Antartide].
Secondo i ricercatori, l’origine del Thaumarchaeota di Weebubbie potrebbe essere di origine marina, favorita dalle numerose inondazioni che si verificano periodicamente nelle grotte di Nullarbor Plain. “Sappiamo che il sistema carsico di Nullarbor Plain è sorto dal mare nel periodo Miocene medio. Potrebbe essere un indizio sulla provenienza del microrganismo”, spiega Paulsen.
Il team di ricerca ha sottolineato che le analisi mostrano che gli organismi che vivono nella grotta sono capaci di sopravvivere grazie all’ossidazione dell’ammoniaca presente nell’acqua salata e sono completamente indipendenti dalla luce solare e dagli ecosistemi di superficie.
Questo potrebbe dare una nuova speranza ai cercatori di vita extraterrestre, dato che anche ambienti più estremi, come gli oceani di Europa, la luna di Giove, potrebbero ospitare colonie microrganiche simili alla melma di Nullabor, lì dove la luce solare arriva molto più debole rispetto alla Terra [Europa potrebbe essere un posto perfetto per ospitare la vita]. “Lo studio dimostra che la vita nei recessi più oscuri del pianeta si presenta nelle forme più strane, molte delle quali sono ancora sconosciute”, conclude Paulsen.