Una spiegazione al mistero dei “calamari volanti”

calamari-volanti-01.jpgÈ confermato: alcune specie di calamaro volano fuori dall’acqua anche per 30 metri per sfuggire ai predatori marini. Ma come fanno? Gli oceani sono uno dei luoghi meno studiati della Terra, e riservano ancora molte sorprese.

Una di queste viene da una ricerca condotta di recente dall’Università di Hokkaido, pubblicata sulla rivista Marine Biology, che ha dimostrato e spiegato qualcosa che finora era stato solo raccontato come divertente aneddoto: alcune specie di calamari oceanici – molluschi della famiglia Ommastrephidae – sono effettivamente in grado spiccare il volo e planare per distanze relativamente lunghe.

Ricorrendo a un potente sistema di propulsione a getto, alcune specie di calamari infatti sono in grado di uscire dall’acqua e spiccare il volo; si tratta di un camportamento abbastanza comune negli oceani. Tuttavia, è stato osservato scientificamente molto di rado: la maggior parte degli studi si basano appunto su racconti di terza mano e scarsissima documentazione fotografica.

Lo studio dell’università giapponese si basa su una sequenza fotografica nel Pacifico nordoccidentale, e mette in luce come, durante il volo, i calamari cambino volontariamente postura e atteggiamento a secondo della fase del volo e della distanza dall’acqua. Ma come fanno a passare dalla fase del nuoto a quella del volo? [Le dieci creature più mostruose della Terra!].

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La ricerca descrive quattro fasi: lancio, spinta a getto, volo a planare e tuffo. Mentre nuotano, i calamari si riempiono d’acqua. Poi si lanciano in aria espellendo un forte getto d’acqua dal corpo. Una volta lanciato da questa spinta a getto, gli invertebrati allargano le “pinne” e i tentacoli a formare delle ali. I calamari hanno una membrana tra i tentacoli simile a quella dei piedi palamati delle anatre.  Ciò li aiuta a creare maggior attrito con l’aria e a consentire il volo planato.

I calamari planano a una velocità di 11,2 metri al secondo. Per fare un confronto, il velocista giamaicano Usain Bolt, vincitore della medaglia d’oro alle ultime olimpiadi, raggiunge i 10,31 metri al secondo. Gli invertebrati restano in aria per circa 3 secondi coprendo circa 30 metri in ogni volo.  

Mentre è in aria, il calamaro non si limita a planare passivamente, ma cambia posizione a secondo dalla distanza dall’acqua e della fase del volo. Dopo aver planato sull’acqua, l’animale ripiega pinne e tentacoli per minimizzare l’impatto al momento di rituffarsi nell’oceano. [E se il mare avesse una coscienza? Uno studio sulla mente dell’oceano].

Gli studiosi hanno documentato gruppi di oltre venti animali che volavano assieme. Ma perché lo fanno? Gli studiosi giapponesi sono convinti che questo comportamento serva a sfuggire ai predatori: una tattica usata anche dai pesci volanti.  Ma se spiccare il volo consente ai calamari di sfuggire ai predatori marini, li espone a un altro genere di predazione: quella da parte degli uccelli marini. Come dire, dalla padella alla brace.

Una spiegazione al mistero dei “calamari volanti”ultima modifica: 2013-03-10T17:56:41+01:00da admin
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