L’uomo è arrivato in America 22 mila anni prima di quanto si pensasse?

clovis-brasile-01.jpgIl dibattito scientifico sul periodo e le modalità della colonizzazione umana del continente americano potrebbe essere a una svolta decisiva.

Fino ad oggi si era comunemente ritenuto (anche se voci discordanti all’interno della comunità scientifica non erano mai mancate) che i primi abitanti dell’America fossero stati i Paleo-Indiani, anche conosciuti come popolo di Clovis, che si erano stabiliti nel Nuovo mondo circa 11mila anni fa.

Ma alcuni strumenti di pietra scoperti nel nord-est del Brasile, in un antico rifugio scavato tra le rocce del sito archeologico Toca da Tira Peia, potrebbero costringere a retrodatare la presenza umana in questa regione del pianeta a ben 22 mila anni fa.

A sostenerlo è l’archeologa Christelle Lahaye dell’università di Bordeaux che insieme al team di Eric Boëda dell’università di Parigi ha condotto gli scavi dal 2008 al 2011 e pubblicato lo studio sul Journal of Archaeological Science.

La datazione dei reperti finora rinvenuti nell’area, in tutto 113, emersi da cinque strati di terreno accuratamente scavato, è stata invece portata avanti con la tecnica della luminescenza, cioè il principale strumento di identificazione dei silicati, grazie alla quale è possibile individuare il periodo durante il quale gli oggetti sono stati esposti alla luce.

Alcuni strumenti sono stati sepolti 22 mila anni fa – migliaia di anni prima di qualsiasi nota colonizzazione delle Americhe. Per decenni, gli archeologi pensavano che il popolo Clovis sia stato tra i primi ad entrare nelle Americhe, 13.000 anni fa.

Ma dal 1980 ad oggi si sono accumulate prove per una colonizzazione precedente, almeno 15.000 anni fa. Potrebbero gli esseri umani siano stati in Brasile 22 mila anni fa?

Finora, uno dei maggiori problemi per la datazione di queste prime tracce umane è stato di non aver ritrovato reperti in legno, sui quali eseguire la misurazione del carbonio, ma solo questi strumenti in pietra.

Per questo l’equipe continua a puntare sul ritrovamento di mazze, bastoni e lance rimaste sepolte nel terreno, che porterebbero ad un’ulteriore conferma della nuova teoria. “Ora abbiamo nuove e solide prove che il modello del popolo di Clovis è da superare” spiega la Lahaye.

[Chi o cosa ha distrutto la “Civiltà Clovis” 13 mila anni fa?]

clovis-brasile-02.jpgLa nuova scoperta, che arriva da una delle più importanti aree archeologiche dell’America, il parco naturale di Pedra Furada, ha attirato interesse nella comunità scientifica, ma anche molte critiche.

Trai sostenitori c’è Ann Wintle dell’Università di Cambridge, secondo la quale “le prove presentate suggeriscono che i ricercatori hanno ottenuto un buon riscontro”.

Tra le voci critiche va segnalata quella dell’archeologo Gary Haynes, il quale sostiene che la forma affilata e il taglio a “scaglie” di queste pietre deriva dalla loro caduta da massi più alti, essendo l’intera zona circondata da rocce a picco.

Un’altra teoria è che queste pietre siano state lavorate dalle scimmie cappuccine, come ritiene l’archeologo Stuart Fiedel. Per altri, queste datazioni vanno confermate. “I ripari sotto la roccia sono difficili da interpretare”, sottolinea John McNabb dell’Università di Southampton, UK.

Le pietre che cadono dall’alto si possono rompere, facendoli apparire come strumenti creati dall’uomo. Come risultato, McNabb chiama l’evidenza “suggestiva ma non provata”.

Ci vorrà un po’ di tempo perché gli archeologi abbraccino la nuova teoria che getta via l’idea del popolo Clovis come primo abitante del continente americano. Ce ne vorrà forse molto di più per capire come i “paleo-americani” siano tornati al Vecchio continente tempo dopo. [huffingtonpost.it].

L’uomo è arrivato in America 22 mila anni prima di quanto si pensasse?ultima modifica: 2013-05-06T07:05:08+02:00da admin
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