Possibile pandemia: la MERS potrebbe essere la nuova SARS?

mers.jpgSe fino a pochi giorni fa poteva ancora sembrare una minaccia remota, la MERS CoV, la nuova infezione simile alla SARS, è ora approdata anche in Italia.

Il primo caso è stato individuato in Toscana, dove uno straniero di 45 anni, di ritorno da un viaggio in Giordania, è stato ricoverato in ospedale con febbre alta, tosse e insufficienza respiratoria. Le sue attuali condizioni sono buone, ma resta in isolamento.

Attualmente il numero di casi confermati in Italia di Middle East Respiratory Syndrome Coronavirus (questo il significato di MERS CoV), è salito a tre: sono state infettate dal virus altre due persone, compresa una bambina, che erano state a stretto contatto con il primo paziente. Tuttavia, secondo il Ministero della Salute, anche le loro condizioni sono buone, per quanto restino sotto controllo.

Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato che si stanno monitorando tutte le persone che hanno avuto contatti con i malati. I medici, d’altra parte, assicurano che questo virus si trasmette da persona a persona esclusivamente attraverso contatti ravvicinati e prolungati.

Nel frattempo, sul fronte della cronaca più recente, lunedì 3 giugno sono stati individuati un’altra dozzina di nuovi casi di MERS all’ospedale di Careggi di Firenze. Queste persone risultate positive al virus non sono state messe in quarantena, come affermato da Alessandro Bartoloni della clinica di malattie infettive del nosocomio fiorentino, poiché non presentavano sintomi.

I loro campioni di sangue sono stati comunque inviati all’Istituto Superiore di Sanità di Roma per ulteriori accertamenti. Prima che in Italia, il virus era approdato anche in Francia, causando la morte per insufficienza multiorgano di un uomo di 65 anni di ritorno da una vacanza a Dubai. Si è trattato del primo paziente francese a essere morto di MERS CoV. 

In base ai dati pubblicati mercoledì scorso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), da settembre 2012 sono state infettate dal virus 49 persone; 27 di queste sono morte. Alla scorsa Assemblea Mondiale della Sanità, che si è tenuta a Ginevra, in Svizzera, la direttrice generale dell’OMS Margaret Chan ha definito il virus “una minaccia per il mondo intero”.

“Il problema non è la gestione dei singoli paesi”, dichiara. “Non sappiamo dove il virus si nasconda in natura. Non sappiamo come le persone vengano infettate. Fino a quando non avremo la risposta a queste domande non potremo dare alcuna indicazione sulla prevenzione. Si tratta di campanelli d’allarme. E abbiamo il dovere di reagire”.

Una delle caratteristiche della MERS CoV che preoccupa i funzionari dell’OMS è la rapidità con cui si sta diffondendo a livello globale. La maggior parte dei casi confermati ha avuto origine in Arabia Saudita, ma ne sono stati segnalati alcuni anche in Italia, Francia, Germania, Qatar, Giordania e Gran Bretagna.

wolf.jpgLa vita contemporanea ci rende più vulnerabili alle pandemie? L’abbiamo chiesto al virologo Nathan Wolfe, autore di The Viral Storm, nonché emerging explorer di National Geographic, per capire cosa sappiamo e cosa, invece, ignoriamo di questo nuovo virus letale.

Wolfe, fondatore e presidente esecutivo di Global Viral e professore alla Stanford University, sta lavorando per creare un sistema di allarme per prevedere e contenere nuovi virus prima che degenerino in pandemie globali.

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Questo nuovo virus è stato identificato come un nuovo coronavirus. Come agisce?

Il nuovo virus, definito recentemente Middle East Respiratory Syndrome Coronavirus, o MERS CoV, fa parte della famiglia dei coronavirus; questi virus possono provocare sintomi che vanno dal banale raffreddore a gravi disturbi respiratori.

Non abbiamo ancora capito come il virus si diffonda, ma la trasmissione da uomo a uomo è stata già osservata in vari gruppi, specialmente in caso di stretto contatto tra le persone, come di solito avviene tra pazienti e operatori sanitari. La SARS – anch’essa provocata da un coronavirus – si diffondeva per via inalatoria, attraverso goccioline prodotte da tosse o starnuti di persone infette. 

 

Cosa distingue questo virus da quello della SARS?

Entrambi i virus appartengono alla stessa famiglia, i coronavirus, ma sono geneticamente abbastanza diversi da indurre a pensare che si siano sviluppati in modo indipendente l’uno dall’altro.

Perché questo nuovo coronavirus si diffonde così rapidamente? Quali informazioni abbiamo a riguardo, e cosa, invece, ancora non sappiamo?

Sappiamo che il virus responsabile della MERS è stato individuato per la prima volta in Medio Oriente a settembre 2012. La scorsa settimana l’Organizzazione Mondiale della Sanità riportava un totale di 49 infezioni e 27 morti in otto paesi, inclusi Arabia Saudita, Tunisia, Giordania, Qatar, gli Emirati Arabi Uniti, il Regno Unito e Francia. La MERS produce gravi sintomi respiratori, inclusi febbre e tosse, ma anche sintomi gastrointestinali, polmonari e crisi renale.

Ma c’è ancora molto da scoprire sul virus MERS. Non sappiamo come si sia originato e, anche se la trasmissione da uomo a uomo è stata accertata, non abbiamo un’idea precisa del meccanismo di trasmissione. Non sappiamo ancora determinare la percentuale di persone che moriranno rispetto a quelle infette (cioè il tasso di mortalità).

Anche se il 50 per cento dei casi individuati si è concluso con un decesso, può darsi che siano stati identificati solo gli individui con i sintomi più gravi. Quelli che hanno sintomi più lievi potrebbero non essere andati in ospedale ed è meno probabile che siano individuati: se fosse così, l’attuale tasso di mortalità del 50 per cento potrebbe essere una sovrastima.

 

Lei passa molto tempo alla ricerca di nuovi virus in giro per il mondo. Come si accorge di averne di fronte uno nuovo?

Raccogliamo regolarmente campioni di sangue da persone e animali in tutto il mondo. I progressi nelle tecniche di analisi dei microbi hanno aumentato le nostre capacità di trovare nuovi virus. Per esempio, recentemente abbiamo identificato un nuovo rhabdovirus a partire da tre casi di febbre emorragica acuta in Africa centrale.

Abbiamo capito che il virus era nuovo per due motivi: primo, perché aveva caratteristiche genetiche uniche, diverse da quelle di tutti gli altri virus umani identificati in precedenza; secondo, perché i sintomi che provocava erano stati osservati in precedenza solo per infezioni da virus di altre famiglie virali, come Ebola, Marburg e febbre gialla. 

 

Lei ha fondato due associazioni, e uno dei loro obiettivi è quello di fermare le pandemie. Come possiamo evitare che la MERS diventi pandemica?

Abbiamo creato due associazioni – Global Viral e Metabiota – che lavorano insieme per affrontare i vari aspetti di pandemie e minacce biologiche. Global Viral si concentra sulla ricerca di base, quindi sull’aspetto scientifico, mentre Metabiota assiste i governi e altre organizzazioni per contenere i rischi associati alle pandemie e altre minacce biologiche.

La nostra missione è riuscire a individuare i virus prima che diventino pandemici. E per questo lavoriamo collaborando con i governi, le ONG e altre associazioni al fine di organizzare sistemi di sorveglianza, di laboratorio e di analisi dati per monitorare i virus nei primi stadi di diffusione.

 

Dobbiamo preoccuparci per i nostri animali domestici?

Per quanto non ci sia da temere in modo particolare che gli animali domestici vengano infettati, non è escluso che il virus MERS li attacchi. Per esempio, il coronavirus SARS, originatosi nei pipistrelli, è stato osservato sia nei cani che nei gatti.

 

Qual è la cosa più importante che ha imparato raccogliendo campioni di sangue?

In questi ultimi dieci e anni abbiamo raccolto più di 200.000 campioni di sangue da animali e esseri umani. Probabilmente la lezione più importante che abbiamo appreso è che là fuori c’è molto di più di quanto conosciamo!

 

La frequenza delle pandemie sta aumentando?

Diversi fattori, compreso il forte aumento di mobilità di esseri umani e animali, hanno indubbiamente incrementato la frequenza delle pandemie. Quando ci spostiamo per il mondo – e facciamo lo stesso con i nostri animali – o incrementando la complessità del nostro ciclo di approvvigionamento alimentare, favoriamo la diffusione dei virus.

 

Questo virus si è originato in un animale? Perché la maggior parte dei virus emergono da animali, piuttosto che dall’uomo?

Il virus MERS è sicuramente passato all’essere umano da un animale. L’ipotesi più probabile è che fosse un pipistrello. Gli animali rappresentano un incredibile serbatoio di virus, già noti o ancora da scoprire: ogni specie ha il proprio repertorio di microbi.

Questo insieme di microorganismi, inoltre, non è statico: è soggetto a continue mutazioni e a un continuo mescolamento geni, e questi meccanismi hanno il potere di generare una grande squadra di potenziali agenti patogeni che possono infettarci. Per quanto alcuni virus già esistenti nell’uomo si continuino a diffondere grazie alle mutazioni, si stima che il 75 per cento delle malattie infettive emergenti abbiano origine da animali.

 

Che misure stanno prendendo i funzionari dell’OMS? E cosa faranno se il virus continuerà a diffondersi?

Stiamo vivendo un tempo eccezionale. Se i rischi delle pandemie sono aumentati drammaticamente, in parallelo è aumentato anche il livello globale di conoscenze scientifiche e di salute pubblica.

Tra le tendenze positive che si sono potute osservare nel corso delle recenti epidemie di H7N9 e MERS, c’è un elevato livello di collaborazione internazionale e trasparenza. Se i virus non rispettano i confini tra paesi, i nostri sforzi per combatterli devono essere davvero globali.

 

Cosa possiamo fare per proteggerci?

Proteggere l’umanità a livello globale richiede impegni a lungo termine per monitorare strettamente le zone calde – come, ad esempio, i luoghi in cui animali e esseri umani sono a stretto contatto – e risorse per equipaggiare squadre sul campo, laboratori e scienziati degli strumenti di cui hanno bisogno per monitorare queste situazioni e reagire di conseguenza.

Programmi come l’Emerging Pandemic Threats Program della Agency for International Development, il Cooperative Biological Engagement Program e l’Armed Forces Health Surveillance Center del Ministero della Difesa statunitense, e un numero crescente di fondazioni – come il Skoll Global Threats Fund e il Wellcome Trust – lavorano in tutto il mondo con associazioni come le nostre per contribuire allo sviluppo e al rafforzamento di questo tipo di iniziative.

Questi programmi hanno già ottenuto diversi successi, ma servono sforzi a lungo termine, e siamo solo all’inizio dell’opera. [nationalgeographic.it].

Possibile pandemia: la MERS potrebbe essere la nuova SARS?ultima modifica: 2013-06-10T06:38:23+02:00da admin
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