“Amici per pelle” sembrano essere gli ultimi due pianeti extrasolari scoperti grazie all’ausilio del Telescopio spaziale della NASA Kepler, da un team di ricercatori delle Università di Washington e di Harvard. A 1,200 anni luce da noi gli astronomi hanno individuato un esopianeta molto simile alla Terra ma di gran lunga più grande, denominato Kepler-36b, orbitare attorno alla stella Kepler-36a a braccetto con un altro pianeta, Kepler-36c, grande più o meno come Nettuno.
Le orbite dei due esopianeti si incontrano ogni 97 giorni terrestri e li separa una distanza che è paragonabile a 5 volte volte quella che separa la Terra dalla Luna. Il pianeta più grande, Kepler-36c, era stato originariamente avvistato da Kepler grazie a un fotometro, che misura la luce degli oggetti spaziali e può intercettare un pianeta quando transita davanti la sua stella madre. Il secondo pianeta è stato scoperto utilizzando un algoritmo per interpretare i dati di Kepler.
Proprio il fatto che i due pianeti siano così vicini ha consentito ai ricercatori di fare ipotesi molto accurate sulla loro composizione, in base all’influenza gravitazionale che esercitano l’uno sull’altro. I ricercatori credono che il pianeta più piccolo sia composta per il 30% da ferro, per meno del 1% da idrogeno e elio e non più del 15% di acqua. L’altro pianeta, invece, ha un nucleo roccioso ed è circondato essenzialmente da elio e idrogeno.
Dalle rilevazioni, il team ha anche potuto sapere qualcosa di più sulla stella, Kepler-36a: ha più o meno la stessa massa del Sole, ma è leggermente più calda e più povero in metalli. È una stella supergigante (non brucia più idrogeno nel nucleo) di qualche miliardo di anni più vecchia del Sole. [Fonte]
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