La “Porta degli Inferi” di Hierapolis portata alla luce da archeologi italiani

plutonium-hierapolis-01.jpgUna spedizione archeologica dell’Università del Salento ha finalmente rinvenuto nell’antica Hierapolis di Frigia la “Porta degli Inferi” di cui parlano diversi autori dell’Antichità.

La scoperta è stata eseguita dal team guidato dal prof. Francesco D’Andria, responsabile degli scavi nella città ellenistico-romana, le cui rovine si trovano in Turchia vicino al Comune di Pamukkale. E’ stato lo stesso D’Andria a comunicare il ritrovamento, nel corso di un convegno sull’archeologia promosso dall’ambasciatore in Turchia Giampaolo Scarante. 

Come spiegato dallo stesso D’Andria, i ricercatori hanno seguito gli indizi seguendo le tracce contenute nell’abbondante letteratura dell’epoca, risalendo fino a una grotta il percorso di una sorgente termale, constatando che in quella zona si raccoglievano cadaveri di uccelli morti.

Secondo i racconti dei viaggiatori dell’epoca, tori erano sacrificati a Plutone davanti ai pellegrini nel Plutonium. Gli animali erano condotti dai sacerdoti davanti all’ingresso di una grotta da dove usciva un fumo mefitico e lì morivano soffocati.

La Porta degli Inferi, o di Plutone, il signore dell’Ade (Ploutonion in greco, Plutonium in latino), secondo la mitologia e le tradizione greco-romana, era il luogo da cui si aveva accesso all’ade. Del Plutonium di Hierapolis hanno scritto fra gli altri Cicerone e il grande geografo greco Strabone, che l’avevano visitato. 

Era una celebre meta di pellegrinaggio nell’Antichità. I sacerdoti sacrificavano tori a Plutone portandoli davanti all’ingresso di una grotta da cui uscivano gas velenosi. I tori morivano soffocati davanti ai pellegrini arrivati da tutto il mondo ellenistico, poi romano.

Dalla grotta, infatti, fuoriuscivano fumi tossici di origine naturale. Nelle sue cronache Strabone racconta stupito di avere comprovato che proprio lì ci si avviava verso gli Inferi, gettando una manciata di uccellini verso l’ingresso della rotta, i quali subito caddero a terra fulminati.

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Del periodo ellenistico non rimane quasi nulla; dell’età romana le mura, una lunga strada porticata, terme, teatro, sepolcri, i resti del tempio di Apollo, di probabile origine ellenistica (ne provengono, tra l’altro, iscrizioni contenenti oracoli di Apollo).

In età cristiana (la comunità è ricordata già da San Paolo, e qui sarebbe morto l’apostolo Filippo) vi furono erette numerose chiese, la più imponente delle quali, a tre navate con abside, è nel centro della città. Numerose le monete e le iscrizioni.

I primi scavi furono avviati nel 1957 da Paolo Verzone, del Policlinico di Torino guidata da Paolo Verzone, di cui D’Andria oggi è il successore e la localizzazione di Plutonium era già al centro delle ricerche degli archeologi.

Gli italiani hanno fatto risorgere mano a mano la città sacra della Frigia, ora proclamata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e visitata da 1,5 milioni di turisti ogni anno, portando alla luce lo spettacolare Teatro Romano, il Martyrion e la tomba dell’apostolo Filippo, una vasta necropoli.

Il successo degli scavi italiani ha convinto le autorità turche a operare interventi faraonici. Sei grandi alberghi termali che si trovavano sul sito archeologico sono stati smantellati e portati altrove. Ora l’equipe di D’Andria lavora ad una ricostruzione virtuale del Ploutonion, ed a quella, reale invece, della spettacolare facciata del Palcoscenico del Teatro, ricollocando le otto colonne bizantine trovate a terra. Tutto dovrebbe essere a posto per settembre.

La “Porta degli Inferi” di Hierapolis portata alla luce da archeologi italianiultima modifica: 2013-03-20T07:28:28+01:00da admin
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