Progetto RedSun: già siamo stati su Marte! Secondo un giornalista freelance, Armstrong e Aldrin sarebbero già stati sul Pianeta Rosso

progetto-red-sun.jpgLa storia che ho scovato su internet ha dell’incredibile e va presa con le pinze.

Secondo alcune informazioni riservate raccolte da Luca Scantamburlo – scrittore e ricercatore freelance (www.angelismarriti.it) -, la NASA nel 1970 avrebbe organizzato ben due missioni segrete su Marte in collaborazione con l’allora Ente Spaziale Sovietico, lo scopo di recuperare reperti di una antica civiltà marziana.

Secondo le indiscrezioni raccolte da Scantamburlo, al comando delle due missioni ci sono stati due astronauti (udite, udite!) conosciutissimi da grande pubblico: Neil Armstrong e Buzz Aldrin. Le foto divulgate dal sito del freelance mostrerebbero proprio Buzz Aldrin in una esplorazione del suolo lunare.

Per di più, è stato divulgato anche un estratto da un video interno della NASA (che troverete più in basso), nella quale è possibile vedere alcune sequenze del viaggio di 150 da Terra a Marte affrontato dagli astronauti americani e sovietici. Sarà vero? A voi il giudizio.

Un astronauta cammina sul terreno rosso di Marte, ricco di ossidi idrati di ferro. Al collo, ha una telecamera per riprendere quei primi passi storici. Che nessuno, però, dovrà vedere. Perché  quell’uomo chiuso in una tuta spaziale pressurizzata con la bandiera americana stampata sul braccio, lì – ufficialmente- non c’è mai stato.

Ma i dettagli che Luca Scantamburlo ha ricevuto dal suo contatto personale e segreto vanno oltre. L’uomo – presumibilmente un militare di area Nato che ha avuto modo di visionare il materiale scottante – ha rivelato infatti come e quando queste missioni avvennero, da dove partirono, quale centro le controllò e quale ne fu l’obiettivo.

Non solo: ha fornito anche del materiale a sostegno delle sue affermazioni: 4 foto che ritrarrebbero, per l’appunto, un astronauta americano sul suolo marziano.

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“Queste immagini sarebbero state riprese da un video all’interno della base di Groom Lake. Sono sicuramente digitali, non c’è dubbio. Posso solo fare delle congetture: forse sono scatti effettuati di fronte a dei fermi-immagine di un video,  oppure di fronte a delle stampe. Ignoro chi sia stato a scattare le foto, potrebbe essere stata la mia fonte o qualcun altro che poi gliele ha inoltrate”, racconta Scantamburlo al sito extremamente.it. 

Groom Lake si trova all’interno della base più misteriosa del mondo, quella famigerata Area 51 in cui – secondo le rivelazioni non dimostrabili di chi giura di averci lavorato – gli americani nasconderebbero tutte le prove del contatto con gli Alieni.

Proprio qui sarebbero state scattate le foto inviate a Luca Scantamburlo da un suo contatto personale e segreto: foto che mostrerebbero Buzz Aldrin mentre cammina su Marte. Il protagonista di una storia mai scritta.

“La mia fonte mi ha raccontato che il celebre astronauta Buzz Aldrin sarebbe stato proprio il Comandante della prima missione segreta su Marte (denominata WPXVI) con equipaggio, una missione risalente all’anno 1970 ed organizzata nell’ambito del progetto da lui definito “Project Redsun“.

Di queste spedizioni marziane, Luca Scantamburlo ha però ottenuto conferma da un’altra famosa gola profonda: Moonwalker1966delta. E’ il sedicente comandante dell’Apollo 19, missione ufficialmente mai avvenuta.

Un lancio – secondo la controinformazione – che avrebbe dovuto raggiungere la faccia nascosta della Luna per studiare da vicino le anomalie fotografate dalle precedenti missioni Apollo: soprattutto, una presunta, enorme astronave adagiata da tempo immemore sul suolo lunare.

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Ma l’Apollo 19 non raggiunse mai il suo obiettivo, per colpa di un guasto che rischiò di uccidere l’equipaggio. E’ la storia che lo stesso Moonewalker1966delta – pseudonimo sotto il quale si nasconderebbe un famoso ex astronauta – ha raccontato a Scantamburlo in un fitto scambio di messaggi divenuto il libro Apollo 20. La rivelazione.

Contattato prima da un conoscente di Scantamburlo – che non era al corrente delle confidenze della sua gola profonda – e poi dallo stesso ricercatore, il comandante di Apollo 19 ha confermato l’esistenza di queste missioni congiunte sovietico-americane su Marte, indicando lo stesso nome: Progetto Sole Rosso.

Ma c’è di più! Come racconta sul suo blog Sabrina Pieragostini, giornalista televisiva e conduttrice della rubrica “Extremamente” all’interno del programma di Italia 1 Tabloid, l’anno scorso si è imbattuta in una trasmissione televisiva su un canale americano nel quale era ospite l’ex astronauta Eugene Cernan.

Argomento del dibattito: “Il futuro dell’esplorazione spaziale. Davvero gli Stati Uniti avrebbero dovuto – nonostante la crisi – investire miliardi di dollari per raggiungere Marte entro il 2035 come sosteneva Buzz Aldrin?”

E Cernan, alla domanda, rispondeva così: “Buzz wants to come BACK TO MARS”, ovvero “Buzz vuole RITORNARE SU MARTE“. Un semplice “lapsus linguae” oppore un errore che svelava involontariamente un segreto?

Altrettanto significative sono le affermazioni di Robert O. (Bob) Dean, – ex Sergente Maggiore dell’Esercito americano e rivelatore in campo ufologico – il quale fu invitato come relatore all’Exopolitics Summmit 2009, a Barcellona, organizzato a luglio 2009.

A Dean venne chiesto di commentare la notizia di base segrete sulla Luna, durante il dibattito del simposio. Bob Dean rispose parlando di un occulto programma spaziale, separato dalla NASA, attivo da tempo. Dean accennò anche al cosiddetto “Black budget” del DoD, cioè ai cosiddetti bilanci e fondi segreti del Dipartimento della Difesa americano; egli parlò pure di lanci spaziali segreti che sarebbero avvenuti negli ultimi 30 anni, dal territorio americano.

In particolare egli disse che: “Yes we are in space! Yes we are on the Moon! And yes – God help us – we have gone to Mars!” L’ultima affermazione è perentoria: siamo andati su Marte, intendendo implicitamente che vi siamo andati con equipaggio umano.

marte,pianeta rosso,news,notizie,segretiUn’altra coincidenza – come la chiama non senza ironia Scantamburlo – è poi la scoperta, proprio l’estate scorsa, di singolari strutture simmetriche su Marte.

“Esatto. Poche settimane dopo la divulgazione della mia storia tramite un comunicato stampa sul web, un utente della rete ha commentato alcune immagini trovate attraverso Google Mars.

Vi sono delle strutture anomale caratterizzate da alta simmetria che richiamano le immagini di un possibile avamposto. E questo utente di Youtube, che si chiama David Martines, le ha battezzate “Biostation Alpha” e “Biostation Delta“, afferma Scantamburlo.

Già in passato il dichiarato fisico Bob Lazar aveva raccontato – alla fine degli anni’80 – all’amico John Lear (ex pilota e collaboratore della CIA) che gli Stati Uniti avrebbero non solo una base sulla Luna, ma anche una base segreta su Marte (testimonianza resa da John Lear in una registrazione video, risalente agli anni ’90, si veda il video-documentario Secrets of the Black World, scritto e diretto da Michael Hesemann).

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“Cosa ne penso?”, prosegue il freelance. “Bhè, potrebbero essere effettivamente delle simmetrie facenti parte di un avamposto  di origine umana o non umana. Certo che la spiegazione di uno scienziato dell’Università dell’Arizona, secondo la quale queste immagini dotate di simmetria sarebbero il risultato di un’interferenza di raggi cosmici con la fotocamera satellitare che ha ripreso le immagini, secondo me è un po’ bizzarra!”.

Dunque, l’uomo potrebbe essere già stato su Marte e aver lasciato tracce dietro di sé. Ma c’è un’obiezione principe, che rischia di far crollare tutta la costruzione: negli anni ’70, ovvero 40 anni fa, possedevamo la tecnologia sufficiente per affrontare un viaggio del genere?

Non è una domanda da liquidare senza riflessione, visto che – a quanto si dice – esistono ancora tali e tanti problemi da non consentire una simile missione spaziale. “Sicuramente, Marte è al centro dell’esplorazione spaziale non solo della Nasa, ma anche dell’Esa. E ci sono problemi non da poco da risolvere per poter raggiungere il Pianeta Rosso.

Uno riguarda i costi esorbitanti, un altro la lunga permanenza nello spazio degli astronauti: devono affrontare un addestramento molto severo per poter resistere tanti mesi lontano dalla Terra con tutte le problematiche di natura fisica e psicologica che ciò comporta. Ma tecnicamente si può fare. Non mi sembra impossibile pensare che Russi e Americani abbiano deciso di tentare un viaggio con equipaggio umano fino a Marte. Era fattibile anche decenni fa. Lo sosteneva pure Wernher Von Braun“.

Esiste un libro proprio del grande scienziato tedesco, il padre delle missioni Apollo – e prima ancora, il genio del Terzo Reich, passato indenne dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale dal fronte nazista a quello alleato.

Ebbene, l’ingegnere aerospaziale scrisse una sorta di novella pubblicata negli Stati uniti nel 1953 con il titolo “The Mars Project – a technical tale” (Il progetto Marte – un racconto tecnico) nel quale ipotizzava, come in una storia di fantascienza, come avremmo raggiunto il Pianeta Rosso, in quanti giorni, con quale carburante, con quali razzi e navicelle, secondo quali orbite.

Il tutto corredato da disegni tecnici autografi, nel quale Von Braun dimostrava di aver programmato e calcolato tutto alla precisione. Altro che fantascienza! Pochi anni dopo, lo scienziato tornò sull’argomento con un testo divulgativo intitolato “The exploration of Mars” (L’esplorazione di Marte) scritto insieme a Willy Ley. Dunque Marte era un obiettivo dichiarato – e raggiungibile – per una delle menti scientifiche più acute e straordinarie del XX secolo.

Ma tra l’essere possibile e l’essere davvero avvenuto c’è un abisso! E quelle 4 foto, per quanto suggestive, da sole non provano nulla. Tanto più che il misterioso infiltrato che le ha divulgate si è dileguato.

“I contatti con la mia fonte sono andati persi”, conferma Luca Scantamburlo. “Ovviamente tutta questa storia va presa con le pinze, è d’obbligo andarci coi piedi di piombo. Queste immagini possono essere dei falsi. Oppure, potrebbe anche darsi che siano vere, ma non provengano da una missione spaziale segreta. O ancora, le foto potrebbero essere dei falsi, ma la storia potrebbe avere dei fondamenti di verità”.

Ma in questo caso perché tenerla segreta? Perché non annunciare al mondo una simile, eccezionale conquista? Perché invece scegliere la via del silenzio e seguirla per decenni? “La domanda è lecita e legittima.

Le motivazioni possono essere state molteplici. Innanzi tutto, perché delle missioni spaziali organizzate da Stati Uniti e Urss durante la Guerra Fredda, insieme, non avrebbero trovato un consenso presso i vertici politici e militari delle due superpotenze.

Probabilmente si trattava di missioni spaziali che hanno avuto un appoggio solo di certi ambienti, di certe lobby di potere, mentre la maggioranza della popolazione ignara di tutto continuava a nutrire una profonda, reciproca diffidenza, se non addirittura astio. Poi, in secondo luogo, come anticipavo prima, c’e il problema dei costi enormi.

Ma il vero motivo è: cosa c’è su Marte? Sondare l’ignoto è sempre pericoloso, si può trovare anche cose poco piacevoli. Se l’obiettivo della missione non era solo creare una colonia umana, un avamposto, ma anche conoscere il passato del nostro sistema solare e magari scoprire la presenza di civiltà tecnologicamente anche superiori alla nostra e poi estinte, allora tutto ciò solleva problemi davvero giganteschi.

Marte, in epoche remote, era molto più simile alla Terra di quanto non immaginiamo oggi: aveva un’atmosfera meno rarefatta, molto più densa e con una pressione paragonabile a quella terrestre. E poi aveva fiumi, aveva laghi, aveva oceani.

Dev’essere accaduto qualcosa di catastrofico che lo ha ridotto in una distesa desolata e inabitabile. Quindi indagare su Marte potrebbe farci scoprire verità che magari non sono piacevoli, anche per la nostra storia”.

Progetto RedSun: già siamo stati su Marte! Secondo un giornalista freelance, Armstrong e Aldrin sarebbero già stati sul Pianeta Rossoultima modifica: 2013-05-08T06:55:42+02:00da kattolika177
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10 pensieri su “Progetto RedSun: già siamo stati su Marte! Secondo un giornalista freelance, Armstrong e Aldrin sarebbero già stati sul Pianeta Rosso

  1. Dopo lo sbarco sulla Luna nel luglio 1969 i tre erano famosissimi…considerate le distanze, se fosse vero il viaggio su Marte, nel 1970 nessuno li avrebbe visti in pubblico per circa 1 anno.

  2. Se è vero il caro Roswell e tutta la retroingegneria fatta sullo scafo trovato, potrebbero averne costruito uno simile o usato quello ed essere andati su Marte a velocità impensabili anche per ora…
    Spazio e tempo si sarebbero ridotti di conseguenza.

  3. lavoro da piu di 40 anni su motori sperimentali militari, cioé la massima tecnologia esistente in europa. Piacerebbe anche a me credere che siamo stati su marte, abbiamo , oggi, la tecnologia tipo computer, ma ho dei dubbi sulla fattibilita’. Sono curioso di saperne di piu’ e se posso aiutarvi con la mia esperienza.
    Cordiali saluti
    salvatore

  4. …fattibile…

    avevamo già i primi processori veloci applicati alla prima tecnologia militare e spaziale dei nuovi computer…il Grande Naso ce l’aveva ANCORA a disposizione…

    poi sicuramente TUTTO è passato di mano “in quel del lago salato”…

    saluti..:)

  5. Primi processori veloci ? Sull’Apollo 11 avevano meno di un pc…ma cosa c’entra con la durata del viaggio ? Non è il computer il propulsore…

  6. nel ’69 era più o meno così…avevano l’equivalente di un Commodore 64 (78/79), non so se lei fosse già nato…

    ma nel ’74/76 anni in cui si presuppone la prima missione “red sun” i processori veloci c’erano e venivano già impiegati in campi militari ed industriali…i mini computer e poi i personal computer, pc ad uso commerciale, ne furono la diretta ricaduta tecnologica…

    di fatto cambia la capacità di svolgere migliaia di operazioni di settaggio e controllo in un tempo infinitamente inferiore rispetto a quello che occorreva quando la tecnologia era elettromeccanica (’68) e non elettronica (’75)…con un miglioramento globale nella missione della gestione delle macchine, dei tempi, del carburante, delle risorse umane, ecc…

    il problema principale nell’andare su Marte era (1950) e rimase (1972) il propellente…in funzione delle tecnologie di propulsione applicate ce n’era abbastanza per andare ma NON per tornare…l’uso dell’elettronica e dei processori veloci ha migliorato i rapporti di gestione dei “motori” e dei propellenti ma…

    il problema “doveva” essere risolto in altro modo…

    un cordiale saluto..:)

  7. Sono nato nel 1951 e quindi c’ero…ho lavorato 35 anni nell’informatica con Ibm e so di cosa parlo. Nel 1970 (e non nel 74/75/76 ??) non c’erano processori da definire veloci.

  8. Salve Clearlight

    mi fa piacere che abbia conoscenza del settore informatico…

    personalmente credo che ci siano state missioni tra il ’72 e il ’76 dirette su Marte…all’epoca i processori e l’elettronica avevano già fatto un grande salto, sufficiente per ottenere e realizzare quanto da me indicato sopra…in realtà credo anche che i militari, determinati apparati di ricerca e il grande naso fossero già all’epoca (1970) in possesso di tecnologie elettroniche in grado di supportare quanto necessario per quel primo volo…

    la ricaduta tecnologica della ricerca progettuale e relativa realizzazione segue, da sempre, questo andamento di utilizzo temporale: progettuale, intelligence, militare, industriale, commerciale, pubblico, privato…

    il problema era un’altro, quello del carburante…come già detto NON ce n’era abbastanza per il ritorno e l’unico modo per averne era “consumarne meno” in partenza…progetti e relativi calcoli erano già stati fatti sin dagli anni ’50 da Von Braun e questi prevedevano il lancio da una base lunare o dalla stessa orbita…

    solo così si poteva arrivare su Marte in tempi utili e con la certezza del compimento della missione in ogni sua fase…l’elettronica assumeva in questo caso un enorme valore di “semplificazione e risparmio” in termini di tempo e risorse, anche umane, sostituendo, come già detto migliaia di operazioni di controllo e sicurezza oltre che di assistenza al volo che in tutte le missioni Apollo furono caratterizzate dall’utilizzo dell’elettromeccanica e dei “processori” precedenti a quelli indicati sotto…

    NON posso darle per certo che siamo andati su Marte…ma le dico “per certo” che se ci siamo andati all’epoca, tra il ’70 e il ’76, lo abbiamo fatto partendo dalla Luna…ovviamente avevamo GIA’ una base lunare prima della fine ufficiale del progetto Apollo, tra l’altro già prevista dai progetti spaziali per il grande naso prodotti dallo stesso Von Braun e le susseguenti equipes…

    cito da wiki:
    “…Nel 1962 von Braun presentò il primo progetto per l’esplorazione di Marte e un progetto per una stazione spaziale orbitante, entrambi pubblicati sulla rivista Collier’s…”

    la fine dell’epoca Apollo ha ovviamente aperto, insieme alla microelettronica “veloce”, nuove frontiere per l’esplorazione mentre per tutti “andava in onda” il programma shuttle…ma questo NON credo che “ancora” lo sappiamo…

    ho scritto molto di ciò che penso nel blog di Sabrina dal Giugno del 2011, ci dia un occhio…

    un cordiale saluto..:)

    http://it.wikipedia.org/wiki/Processore

    http://it.wikipedia.org/wiki/Unit%C3%A0_di_elaborazione_centrale

    http://it.wikipedia.org/wiki/Intel_4004

    http://it.wikipedia.org/wiki/Intel_8008

    http://it.wikipedia.org/wiki/Intel_8080

    t.wikipedia.org/wiki/Wernher_von_Braun

  9. Non mi stupirei se gli usa e gli urss avessero delle tecnologie esotiche, sconosciute a chiunque. In fondo dallo schianto del disco in nevada, passò molto tempo

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