Forse risolto l’enigma dei “Cerchi delle Fate”

cerchi-delle-fate.jpgLa popolazione locale crede che siano le impronte lasciate dagli dèi. Gli occidentali li hanno romanticamente soprannominati “cerchi delle Fate“. Stiamo parlando dei singolari ed ancora enigmatici segni perfettamente circolari che costellano le grandi distese del continente africano, dal sud dell’Angola fino alle regioni settentrionali della Repubblica del Sudafrica.

Ma una ricerca condotta da Norbert Juergens, ricercatore del Biocenter Klein Flottbek dell’Università di Amburgo, in Germania, forse ha svelato l’enigma che si cela dietro queste curiose formazioni.

Secondo il ricercatore, a creare le straordinarie formazioni sarebbero le termiti della specie Psammotermes allocerus le quali aumentano le proprie chance di sopravvivenza nel deserto della Namibia producendo i caratteristici “cerchi delle fate”, zone circolari di terreno arido circondate da erba perenne.

Si tratta di una complessa opera ingegneristica: distruggendo la vegetazione effimera che compare dopo le piogge, le termiti creano le condizioni per una maggiore permanenza dell’umidità nel sottosuolo che favorisce anche la biodiversità locale.

Secondo quanto riferito nell’articolo pubblicato dalla rivista “Science”, le prime osservazioni dei cerchi, che si presentano lungo un stretta fascia di territorio che percorre il margine orientale del deserto della Namibia, dall’Angola fino alla parte nord occidentale del Sudafrica, hanno dato origine a numerose ipotesi.

Tra le diverse possibilità considerate, la presenza di piante velenose oppure di insetti, quali formiche o appunto termiti, in grado di alterare localmente l’ecosistema del suolo, ma i test condotti sul campo non hanno mai dato indicazioni in grado di confermarle.

Juergens ha analizzato un’ampia base di dati sulle caratteristiche ambientali, biologiche e geografiche della zona, misurando inoltre personalmente per quattro anni il contenuto di umidità all’interno dei cerchi fino a 60 centimetri di profondità e raccogliendo dati per valutare la presenza di organismi associati ai cerchi in tutta l’area geografica interessata.

Ha così scoperto che l’unica specie di insetti associata alla quasi totalità dei cerchi studiati era Psammotermes allocerus, una specie di termiti che, a profondità che variano da pochi centimetri ad alcuni decimetri, costruisce nidi e gallerie sotterranee, riscontrate sia direttamente sotto l’area interna dei cerchi sia intorno a essa.

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Juergens è riuscito a documentare che la caratteristica conformazione dei cerchi è frutto dell’opera delle termiti, escludendo che questi insetti abbiano solo il ruolo di colonizzatori di strutture preesistenti. Le due zone concentriche sono infatti frutto dell’attività degli insetti e sono funzionali alla loro sopravvivenza.

Le termiti rimuovono la vegetazione effimera che cresce dopo le precipitazioni annuali, impedendo la traspirazione dell’acqua; l’umidità così viene trattenuta più a lungo nel sottosuolo, favorendo la sopravvivenza degli insetti nell’ambiente desertico. Inoltre, quest’opera  favorisce indirettamente, nella fascia circolare intorno alla zona arida, la crescita di erba che, non trovando specie vegetali in competizione, può permanere per tutto l’anno. 

La presenza di una zona di vegetazione perenne, che ha dimostrato di resistere per decenni anche alle più severe condizioni di siccità, inoltre aumenta considerevolmente la biodiversità locale, attraendo numerose specie di formiche, api, e piccoli mammiferi. [lescienze.it]

Forse risolto l’enigma dei “Cerchi delle Fate”ultima modifica: 2013-04-02T10:29:46+02:00da admin
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